Filosofia? Meglio Al Bano
/ I dubbi su una disciplina diffusa in Italia e scordata dall’Europa
Ho sostenuto più volte su queste pagine che nelle scuole italiane si studia poco la filosofia o non la si studia affatto. E che si tratta di colpa grave, che si ripercuote sulla società. Ma ecco che il mio amico Lucio Sessa, professore di Storia e filosofia all’Isis Virgilio di Mercato San Severino ( Salerno) e raffinato traduttore, non è d’accordo, e mi oppone sorridendo una tesi che occorre considerare. « L’Italia » , mi spiega Lucio, « è un Paese immobile, si dice. Conservatore nel senso meno felice del termine. I Pooh sono ancora sulla breccia, e Al Bano pure. A scuola, la sezione A continua a essere più prestigiosa della B, per non parlare delle lettere che seguono, puro sottoproletariato. Sarà forse per questo motivo che l’Italia è il Paese d’Europa in cui si studia di più la filosofia? Forse le linee portanti della riforma Gentile ( 1923) sono ancora in piedi? Se è così, ben venga » . Scherzi?, gli domando. « Per niente. I miei colleghi di filosofia, che hanno l’abitudine ( secondo me, l’ardire) di lamentarsi dello stato delle cose, li imploro di farlo a bassa voce. “Vi rendete conto”, mi infervoro, “che vi pagano per parlare delle monadi, della quadruplice radice del principio di ragion sufficiente, dell’armonia prestabilita, della differenza fra natura naturans e natura naturata, di Achille che non raggiungerà mai la tartaruga e di altre amenità che il mondo non irride neanche più, tanto se ne infischia? Vi rendete conto che la gente, là fuori, per insultare qualcuno, gli dà del ‘ filosofo’? Noi campiamo di pane di gover- no, come si diceva un tempo. Invece di lamentarvi, non sarebbe il caso di accendere un cero alla vostra divinità preferita? O di sacrificare un agnello? E se siete laici o vegetariani, scrivete almeno una mail di ringraziamento ai Pooh e ad Al Bano” » .
Per argomentare. Ma all’estero, invece..., obietto debolmente. « Nossignore. Vediamo che cosa accade infatti nei Paesi de- albanizzati. Perché in Spagna, l’anno prossimo, andrà in vigore una legge che riduce ulteriormente le ore di filosofia, a vantaggio dell’educazione finanziaria. E in Francia, da tempo, la filosofia si studia solo nelle classi terminali dei licei. Non diversamente in Germania, dove è per lo più materia facoltativa. Facciamo bene noi a studiare tanta filosofia? E perché? Non è facile rispondere, e però bisogna cercare di farlo. Se la filosofia insegna ad argomentare, si dice, non ci si può sottrarre alla fatica dell’argomentazione. Tuttavia c’è un non detto in agguato; e il non detto è sempre il solito: ma “serve” studiare filosofia? Qui non vorrei » , si ferma Lucio, « fare un ozioso e retorico elogio dell’inutile, tantomeno citare Aristotele, che diceva che “la filosofia non serve”, nel senso che non è serva. Lo riprende Eduardo un po’ perfidamente, quando, in Natale in casa Cupiello, rimprovera il figlio ( tonto e sfaccendato, che non si alza mai da tavola, pretendendo che sia la madre a servirlo), dicendogli così: “Tua madre non serve” » . Continuerà il discorso, Lucio, al prossimo numero.
Ecco che cosa sosteneva Aristotele: « La filosofia non serve » , nel senso che non è serva