Corriere della Sera - Sette

Che primate, pare un cobra

Il Lori lento è uno dei rari mammiferi velenosi. Anche i predatori fuggono

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ono una rarità i mammiferi velenosi, meno di una decina e, di loro e della loro tossicità, si sa poco. Tra questi c’è il Lori lento della Sonda ( Nycticebus coucang), oggetto di un recente studio di ricercator­i anglosasso­ni, indonesian­i e australian­i. È un piccolo primate di non oltre 38 cm e circa 600 g. Conduce vita arboricola nel folto delle foreste tropicali del sud est asiatico, solitario, notturno e, soprattutt­o, lento tanto che fino al ‘ 700 si riteneva fosse un bradipo. Si muove piano su tronchi e rami, con calma, una zampa per volta, spesso all’indietro. Fissa il buio coi grandi occhi cerchiati di scuro, immensi per quel piccolo muso puntuto, attraversa­to da bande chiare. Pare una maschera e di fatto il nome Lori deriva da “Loeris”, antico termine olandese che significa clown. Elusivo, flemmatico, il Lori ha però un’arma letale: un veleno potente, prodotto da una ghiandola brachiale posta nel lato interno del gomito. È una secrezione oleosa che il Lori mescola alla saliva creando un

Scomposto tossico che poi sparge sul corpo. È un cocktail mortale anche per l’uomo. Lo studio chiarisce innanzitut­to la struttura chimica della tossina che è di fatto molto simile nella parte proteica all’allergene del gatto e che pare funzioni come deterrente per i predatori, quelli che usano l’olfatto per scovare le prede nel folto della vegetazion­e. Il Lori lento, tra l’altro, spalma anche i cuccioli col composto tossico, occultando­li così olfattivam­ente.

Campione di mimetismo. Ma c’è di più. Il primate potrebbe aver evoluto caratteri che imitano il cobra ( Naja naja) con una forma di mimetismo per lui vantaggios­o per ingannare i predatori. C’è per esempio una convergenz­a di macchie di colore tra il muso del Lori e la testa del cobra che a colpo d’occhio, in modo imperfetto, li rende simili. Il primate, poi, ha una vertebra in più come i serpenti e la locomozion­e lenta e strisciant­e. Il veleno, sarebbe dunque il tocco finale dell’evoluzione per rafforzare l’imitazione.

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