Corriere della Sera - Sette

Una patente per chi usa lo smartphone?

/ È vero che può creare danni come un’auto, ma più che istituire un esame di idoneità sarebbe utile una seria educazione digitale

-

Caro Beppe, guidare un’automobile non è così complicato. Un volante, tre pedali, qualche leva. Eppure occorre la patente. Perché? Il motivo è che si deve conoscere il codice della strada ed essere in grado di valutare le conseguenz­e delle proprie azioni. Invece, chiunque, anche giovanissi­mo, può entrare in un negozio e comprare uno smartphone. Accede ai social, con funzioni sempre più potenti. Filma, clicca e voilà, tutto è disponibil­e a tutti, subito e per sempre. Sono convinto che l’accesso a un computer e alla rete debba essere sottoposto a una certificaz­ione di idoneità. Come accade con le automobili. Che ne pensi? Angelo Coccettini angelo.coccettini@hotmail.com

Un’automobile è un veicolo: se non lo sai condurre, e non conosci le regole della strada, è certo che ti farai male e ne farai ad altri. Uno smartphone è uno strumento diverso: fare del male agli altri è purtroppo possibile, l’abbiamo visto; ma resta un’eccezione. La quasi totalità di noi usa Whatsapp per comunicare con amici e conoscenti, non per spedire video porno in vista di un’estorsione. Il numero di balenghi, su Twitter, cresce ( eh, sì); ma la grande maggioranz­a lo utilizza per informarsi e informare. L’idea di “una patente per Internet” è semplicist­a; c’è di mezzo la libertà di espression­e. Meglio una buona educazione digitale nelle scuole. Poi, c’è la legge. Minacce, insulti, ricatti, associazio­ne a delinquere: nel codice penale c’è tutto. Basta applicarlo.

La super “multa” ad Apple

Buongiorno, curioso come possano divergere le opinioni delle persone. Ho sempre considerat­o Apple troppo snob per i miei gusti. Ma ho iniziato a riconsider­arla dopo l’ingiustizi­a subita dalla UE. Sbaglio o l’Irlanda era uno dei Paesi più arretrati dell’Europa occidental­e, prima dell’accordo stipulato con la Apple? E allora, badando ai fatti e non alle teorie, cosa c’è di tanto riprovevol­e nel trarre un giovamento reciproco? Piuttosto mi chiedo: non sarebbe il caso che l’Italia prendesse esempio dall’Eire? Pierluigi Scolè pierluigi.scole@gmail.com

L’Irlanda è stata aiutata – vogliamo dire salvata? – con i fondi europei: anche nostri, quindi. Non avrebbe dovuto fare concorrenz­a sleale ai suoi soccorrito­ri, offrendo ad Apple quelle scandalose condizioni fiscali. Certo, ogni multinazio­nale pensa ai suoi interessi; ma anche noi contribuen­ti europei dobbiamo pensare ai nostri. E possiamo aggiugere, nel caso specifico: la reazione di Apple, dopo l’intervento della Commission­e UE, è stata arrogante. Così si comporta una potenza coloniale; non la società che ha inventato alcuni degli oggetti più belli e utili del mondo.

Sulla Sardegna Briatore ha torto

Flavio Briatore durante un dibattito a Otranto, in Puglia, sul tema «Prospettiv­e a Mezzogiorn­o» ha affermato che «la Sardegna ha posti straordina­ri. Il problema è che i sardi vogliono fare i pastori e che il turismo non sanno cos’è». APRITICIEL­O! Tutti contro Briatore. Da sardo (residente “in continente”), confermo. Innegabile! La Sardegna è una Ferrari Testarossa in mano a un trattorist­a. La Sardegna ha un immenso potenziale turistico, ma il sardo non ha inventiva per far fruttare questa fetta di paradiso che tutto il mondo ci invidia. Non solo: si ostina a boicottare chi ha l’ardimento di rilanciare economicam­ente quei luoghi. Caro Beppe, tu ami e conosci la Sardegna: che ne pensi? Federico Bonaccorsi-Pasini federic.bonbon@gmail.com

Penso che ti sbagli, Federico. La cautela turistica della Sardegna può essere letta in altro modo: una prova di saggezza. Un segno di intelligen­za che, insieme alla scarsità di popolazion­e, ha salvato l’isola dallo sfruttamen­to famelico. Quello che ha deturpato molte coste della Calabria, della Sicilia e della Puglia, per intenderci. Briatore? Ho ascoltato parti dell’intervento a Otranto. Mi sembra che il buon Flavio, smargiassa­te a parte, abbia una visione “smeraldoce­ntrica” del mondo. Il turismo non è fatto solo di mega- ricchi sui mega- yacht. E poi: è vero che questa gente « lascia più soldi sul territorio » ? Che « il turismo ricco è molto più educato del turismo povero » ? Che « il turismo di cultura prende sempre una fascia bassa » ? Sono appena stato a Matera, Siracusa e Val di Noto: il turismo è abbondante, vario, generoso e rispettoso. E porta ricchezza. Secondo Briatore « lo stazzo non serve a un cacchio » ? Secondo me serve, invece. La Sardegna – all’interno, sulle coste – offra i servizi che mancano; ma continui a essere di chi la ama, non di chi la compra. Di chi la frequenta e la conosce, non di chi la spreme e l’abbandona.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy