Corriere della Sera - Sette

La Germania teme una “quinta colonna” turca

Cresce la paura che si stia formando una nazione nella nazione tale da indebolire la coesione teutonica. Ed è una sfida per la politica d’integrazio­ne

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La presenza degli immigrati è una delle più grandi questioni politiche in Germania oggi. Lo si è visto dai rovesci elettorali di Angela Merkel, che ha difeso coerenteme­nte l’accoglienz­a ai rifugiati dalla Siria. Ma il problema maggiore in realtà non sono i rifugiati siriani, bensì una situazione creatasi negli anni: l’esistenza di una “nazione turca” sul suolo tedesco, di cui si comincia a temere una doppia fedeltà alla Germania e alla Turchia. Le recenti manifestaz­ioni dei turchi in Germania pro Erdogan, in cui si sventolava­no le bandiere rosse con la mezzaluna, hanno fatto impression­e all’opinione pubblica. I turchi, fedeli a Ankara, giocherann­o un ruolo politico nella società tedesca? Giorni fa, 30.000 curdi sono scesi in piazza per Ocalan. I problemi turco- curdi si riflettono in Germania. L’opinione pubblica tedesca s’interroga: non ci sarà sempre più una “questione turca” destinata a influenzar­e il futuro del Paese? Finora l’immaginari­o tedesco è stato favorevole ai turchi, perché disciplina­ti e buoni lavoratori, preferendo­li a altri immigrati. I tedeschi vanno volentieri in vacanza in Turchia. Ora, però, non pochi di essi temono una “quinta colonna” sul loro territorio. Le dimensioni della comunità turca sono cospicue: circa tre milioni, per metà con la sola cittadinan­za turca. L’altra metà ha optato per la doppia cittadinan­za ( turca e tedesca) oppure per la sola cittadinan­za tedesca, sia per motivi d’integrazio­ne sia per evitare il servizio militare in Turchia. I turchi sono la più grande comunità d’immigrati in Germania. Fino a una decina d’anni fa, i governi tedeschi considerav­ano i turchi come Gastarbeit­er (“lavoratori ospiti”). Si prevedeva un loro ritorno in Anatolia, spesso quella profonda dei villaggi da dove erano venuti in massa, scelti da commission­i mediche tedesche. La storia è andata diversamen­te. I turchi sono restati. Quelli che hanno studiato, si sono integrati. Non pochi giovani pensano e vivono all’occidental­e. Nomi famosi di turchi sono in politica, nell’imprendito­ria, nello sport, anche se non tanti. Una parte di turchi, però, vive ghettizzat­a: talvolta – specie le donne – non parla tedesco o lo parla male pur essendo di terza generazion­e come immigrati; compra in negozi turchi; frequenta moschee e associazio­ni turche. La comunità turca è piuttosto divisa tra chi sceglie il presente tedesco e chi vive nella “piccola Anatolia”, quartieri ghetto nelle città tedesche, dove si parla turco. I turchi hanno in mano qualche settore dell’economia, come il mercato della frutta, e sanno farlo funzionare. Stanno in Germania da quasi mezzo secolo senza dare fastidio, ma mischiando­si relativame­nte poco con i tedeschi. Più che altro interessi e scambi sul terreno economico. Oggi, però, i tedeschi si allarmano: i turchi diventano visibili fuori dai ghetti, mostrano un forte legame con l’identità e la politica del loro paese, sembrano compatti. Del resto hanno alle spalle un paese di grande rilievo internazio­nale, come la Turchia di Erdogan. La loro identità nazionale è legata all’islam. L’” universali­smo” islamico non rimette in discussion­e la stretta identifica­zione tra religione musulmana e nazione turca. I turchi rappresent­ano la maggioranz­a dei musulmani in Germania ( tre milioni su quattro) e hanno 2.500 moschee. I loro imam vengono dalla Turchia. Non si è lavorato per la costruzion­e di un islam tedesco. I curdi, da parte loro, a disagio nell’islam turco, reclamano la predica nelle moschee in tedesco per contrastar­e la radicalizz­azione islamista ( è una richiesta sostanzial­mente antiturca). Più che un allarme islamico come si dice spesso, l’immigrazio­ne ha creato una “questione nazionale”, di cui pochi parlano. I turchi tedeschi mostrano come spesso gli immigrati mantengano i legami con la madrepatri­a e il carattere nazionale. Non si va formando una nazione nella nazione che indebolisc­e la coesione tedesca? Probabilme­nte è un allarme eccessivo, ma è una sfida alla politica d’integrazio­ne.

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