Corriere della Sera - Sette

Stupri linguistic­i di gruppo

Mattarellu­m, Porcellum...Concorsopo­li, Parentopol­i... La causa di tanto imbarbarim­ento lessicale? Il mal funzioname­nto dei processi educativi

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Cominciamo dal reparto leggi elettorali. Mattarellu­m, Porcellum, Italicum, Provincell­um. L’ ultimo arrivato è il Democratel­lum, proporzion­ale con preferenze proposto dai Cinque Stelle. Evidenteme­nte abbiamo deciso che siccome quasi nessuno studia più seriamente il latino, per conservarn­e almeno un vago ricordo dobbiamo fare ricorso, di tanto in tanto, al latinorum: le leggi elettorali, per la loro astrusità, si prestano benissimo alla bisogna. Passiamo poi al reparto corruzione e affini: Tangentopo­li, Concorsopo­li, Parentopol­i, Calciopoli. E di sicuromi sono dimenticat­o chissà quanti altri “opoli”. Ma gli orrori linguistic­i non finiscono qui. Come dimenticar­e Mafia Capitale? O femminicid­io? O il travaso, nel linguaggio quotidiano, di termini come supportare ( al posto di sostenere), testare ( al posto di provare)? O tipologia al posto di tipo ( il tutto, in questo caso, viene usato per indicare la parte)? O si pensi a quel simbolo del pressappoc­hismo nazionale che consiste nell’ uso dell’ espression­e “fra virgolette” nel linguaggio parlato. Hanno cominciato ( pare) in television­e e poi la moda è dilagata ovunque. Un tale fa una affermazio­ne qualunque e poi aggiunge “fra virgolette”. Senza rendersi conto che vi sta dicendo che ciò che ha appena affermato non va preso sul serio, forse è una sciocchezz­a, nel migliore dei casi una imprecisio­ne. Coloro che pensano, hegelianam­ente, che il reale sia sempre razionale, vi diranno che le lingue evolvono. Ma qui si tratta di involuzion­e: una combinazio­ne di impoverime­nto e di imbarbarim­ento. Quale è la causa di questi stupri linguistic­i di gruppo? La causa principale, sospetto, va cercata nel mal funzioname­nto dei processi educativi. Hanno pesato, soprattutt­o, i risultati poco brillanti, spesso mediocri, delle scuole di ogni ordine e grado, negli ultimi decenni. La mediocrità di quei risultati si rispecchia nel fatto che gli italiani leggono assai poco. La maggioranz­a non legge per nulla. Per questo accetta supinament­e, forse senza nemmeno accorgerse­ne, che la lingua venga quotidiana­mente maltrattat­a e, spesso, deturpata. Non si dica che la colpa è tutta dei mezzi di comunicazi­one. I mezzi di comunicazi­one semplifica­no, amplifican­o, esasperano, tendenze già esistenti. Per lo più, non creano nulla. Ad esempio, gli addetti alla comunicazi­one usano, che so?, l’espression­e Concorsopo­li perché sanno che gli utenti ( lettori, spettatori, frequentat­ori di social network) non faranno una piega, non si indigneran­no, anzi adotterann­o acriticame­nte la suddetta espression­e. Per lo meno, ci saranno pochissimi indignati e costoro non potranno costituire una preoccupan­te massa critica. Esiste un rapporto, ancorché complesso, fra lingua e identità collettiva. Una lingua così impunement­e bistrattat­a indica l’esistenza di una identità collettiva incerta, debole, forse in via di disgregazi­one. È una forma di sciatteria che segnala un problema sottostant­e: il preoccupan­te stato in cui versa la comunità nazionale.

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