Un ragazzo sta seduto in un negozio di sport acquatici
È notte, un ragazzo è seduto dentro un negozio di sport acquatici, attorno a lui scatoloni aperti ma non ancora completamente svuotati. Il giovane ha la faccia sconvolta, come se avesse assistito a un delitto, a qualcosa che ha segnato per sempre la sua anima. La macchina da presa è stretta sul suo viso, ha la pelle lucida e i capelli schiacciati sulla faccia dal sudore. Prende il respiratore di una bombola da sub, che ha al suo fianco, e incomincia a inalare ossigeno con potenti respiri. I suoi occhi sono neri e vitrei, senza vita. Ha detto addio al rugby, lo sport in cui eccelle, ha detto addio agli amici fidati. Ha perso l’amore innocente della sua ragazza, ha cancellato in un istante la sua spensieratezza e la sua gioventù. L’inquadratura si allarga, con una lenta carrellata all’indietro, a mostrarcelo solo, nel buio del suo negozio, mentre cerca invano di rianimarsi, d’incamerare ossigeno nei suoi polmoni spenti. Ora tutto è svanito: la famiglia gioiosa, un “padre- padrone” maestro di vita sbagliato, una madre complice silente, un passato torbido, violento e troppo presto dimenticato, ma mai del tutto cancellato. Giace su un pavimento scuro, attorniato da surf colorati, un giovane non più innocente, abbandonato al suo destino ormai segnato da poche mazzette di dollari sporche di sangue amico.