Corriere della Sera - Sette

«Inglesi, vergogna: sfruttate il mondo da secoli e ora vi rinchiudet­e nel vostro castello»

- Di Francesca Pini

Ai Weiwei a Palazzo Strozzi

Come ci si ricorderà di Ai Weiwei nella storia dell’arte? Dissidente, attivista, polemista, millantato­re, personaggi­o, genio? Con lui la genetica dell’artista ha mutato cromosomi, ed è un caso unico, che trova massima risonanza nella nuova cultura del web. Maurizio Cattelan, in una recente intervista, ci ha detto: « AiWeiwei è un caso interessan­te. Ha iniziato come artista, continuato come architetto e ora è paladino di cause umanitarie sui media. La sua ricerca è ora molto più rivolta al peso sociale e comunicati­vo che al mondo dell’arte. È un attivista tramite le immagini » . Hanno un guizzo gli occhi di Ai Weiwei: « Sono così felice che Cattelan mi veda così. È un grande artista, mi piace per la sua sensibilit­à. Un giorno si è anche materializ­zato nel mio studio di Pechino, non me l’aspettavo » , dice l’artista cinese, che ci accoglie nel suo studio “ipogeo” di Berlino, in un ex birrificio. Il piccolo cortile interno è piastrella­to con ceramiche decorate con semi di girasole bianchi e blu, memoria di quei 100 milioni di pezzi con i quali ricoprì il pavimento della Turbine Hall alla Tate di Londra. A Firenze, l’installazi­one Reframe di AiWeiwei, con i 22 gommoni che coprono le bifore di Palazzo Strozzi dove si è inaugurata la sua prima retrospett­iva italiana Li-

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