La pubblicità online dei test pre-natali sarà bloccata
Una goccia, forse, in un mare troppo grande. Ma è sempre qualcosa. Google, Yahoo e Microsoft (per il motore Bing) hanno accettato di bloccare, in India, 22 parole-chiave relative agli strumenti che possano servire allo scopo di determinare il sesso di un feto in modo da decidere un aborto selettivo. L’annuncio è stato fatto dal ministro della Salute di Delhi alla Corte Suprema: in realtà, infatti, il caso è sorto quando l’Alto tribunale indiano aveva emesso un ordine di divieto di pubblicità online. Decisione sollevata dalla petizione presentata da uno degli attivisti più conosciuti del Paese, Sabu George, avvocato e grande “difensore” delle bambine mai nate. Quello dell’aborto selettivo è un enorme problema del Paese: in India la determinazione pre-natale del sesso è vietata per legge fin dal 1994, ma la percentuale di femmine è andata comunque, via via, diminuendo. Secondo i dati, se nel 1961 c’erano 976 bambine ogni mille maschi sotto i sette anni, l’ultimo censimento (del 2011) ne contava appena 914. Il che, tradotto, significa molti milioni di aborti illegali da parte delle coppie che scoprivano di aspettare una femmina. Per l’India significa essere al secondo posto al mondo – dopo la Cina, dove esiste lo stesso problema –per surplus di popolazione maschile. George Sabu ha così chiesto che i motori di ricerca cancellassero le parole che potessero aiutare chi, online, cercava una strada per l’aborto selettivo in quanto, in questo modo, erano anche le multinazionali dell’hi-tech a violare la legge. Google ha anche detto che inserirà l’avviso che ricorda come questi test siano illegali. Segno che qualcosa, anche online, sta cambiando.