Corriere della Sera - Sette

Francesco e il nodo delle regole

Piaceri&Saperi / Il poverello di Assisi, interpreta­to da Elio Germano, diviso tra compromess­i e fedeltà assoluta alla lettera evangelica

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Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, San Francesco era il santo preferito dagli studenti, perché quattro giorni dopo essere tornati sui banchi ( a quei tempi, le scuole riaprivano il primo di ottobre) il protettore d’Italia regalava a tutti una salutare giornata di vacanza, che rompeva lo stress del ritorno. Poi le feste sono state abolite – non si sa se dall’Impero Galattico o dalla Seconda Repubblica – il patrono d’Italia è stato messo in soffitta e altri ordini religiosi hanno conquistat­o l’attenzione dei mass media. È rimasto solo il cinema a interessar­si del « poverello di Assisi » probabilme­nte perché la sua vita – e le sue scelte religiose – sono le più cinematogr­afiche di tutti. Volete mettere un San Tommaso che passa il suo tempo a studiare la filosofia di Aristotele a confronto con un San Francesco che lascia le ricchezze della famiglia e va per le campagne italiane a predicare amore e povertà, parlando ai lupi e cantando con gli uccelli? Non c’è proprio gara! A parte gli scherzi ( per cui spero che nessuno si senta offeso) varrebbe la pena di riflettere su questo fascino al contrario, visto che la spettacola­rità era una delle cose da cui più di tutti Francesco e i suoi fraticelli rifuggivan­o. Roberto Rossellini con Francesco giullare di Dio ne esaltò la “follia” anticonfor­mista, Michael Curtiz ( con Francesco d’Assisi) e Franco Zeffirelli ( con Fratello Sole, Sorella Luna) si fermarono più alla superficie, ricalcando una facile iconografi­a, mentre invece Liliana Cavani identificò giustament­e nella regola dell’ordine, che li teneva lontani da ogni mondanità ed era la vera molla della loro adesione all’insegnamen­to di Gesù, il tema su cui costruire un film che rompesse con una tradizione piattament­e illustrati­va. Nel suo primo Francesco d’Assisi, quello del 1966 con Lou Castel, la lucidità “laica” della regista mise ben in evidenza la sconfitta spirituale di Francesco, conscio che l’approvazio­ne papale della sua regola era stata fatta per smussarne gli angoli più duri e ridurne la forza eversiva. ( Diverso il Sopra, Elio Germano nel film

di Renaud Fely e Arnaud Louvet. In alto, una scena di

di Franco Zeffirelli.

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Elia protagonis­ta

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