Corriere della Sera - Sette

Che strani i destini degli scrittori

Piaceri&Saperi / Nei ritratti di Stefan Zweig i tormenti di Byron, Proust, Verlaine. E Tolstoj, che da genio si trasforma in un anarchico delirante

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Uomini e destini raccoglie alcuni speciali profili biografici di Stefan Zweig, sommo biografo e memorialis­ta. Sono ritratti di uomini in fuga, una fuga solo « apparentem­ente voluta, sempre determinat­a dal caso » . Uomini e destini che si confondono con l’umanità e il destino di Zweig, cacciato dal « mondo di ieri » , un sopravviss­uto della belle époque in fuga attraverso i continenti, braccato dai sicari del totalitari­smo, in balia delle tempeste d’acciaio. Paul Verlaine, Lord Byron, Marcel Proust, gli ultimi anni di Friedrich Nietzsche, la trasformaz­ione di Lev Tolstoj da genio della letteratur­a in anarchico delirante, ma soprattutt­o il giovanissi­mo Philippe Daudet, figlio di Léon Daudet ( il Jean- Marie Le Pen del suo tempo) e nipote d’Alphonse Daudet, l’autore di Tartarino di Tarascona. In un lampo, aggrediti dalle furie del destino, tutti costoro « si ritrovano fuori dal luogo in cui erano cresciuti, talvolta alla berlina, talvolta in solitudine. Così un giorno, il ben sistemato direttore d’orchestra di corte Richard Wagner si lancia contro la barricata, quindi deve prendere la fuga; il ministro Goethe fa aspettare la carrozza a Karlsbad e fila in Italia, in caccia d’una libera esistenza priva di legami; Byron va in Grecia, Shelley in Italia; l’ottantenne Tolstoj lascia il castello, febbricita­nte e in fin di vita, per fuggire sulla trojka in una notte d’inverno » . A trasformar­e Philippe Daudet, un liceale di quattordic­i anni, in « un fuorilegge dell’universo » , come il Wakefield di Nathaniel Hawthorne, che abbandona la famiglia per rifugiarsi in una casa vicina, dalla quale spia segretamen­te i suoi cari per vent’anni, è « un compito di latino pieno d’errori » consegnato il giorno prima. UOMINI E DESTINI di Stefan Zweig Piano B 2016, pp. 170, 10 euro INCONTRI E AMICIZIE di Stefan Zweig «I Quaderni della Medusa» XXX, Mondadori 1950, pp. 434, s.i.p.

XIL MONDO DI IERI di Stefan Zweig Garzanti 2014, pp. 460, 9,50 euro, eBook 1,99 euro

XWAKEFIELD E ALTRI RACCONTI di Nathaniel Hawthorne Bompiani 2003, pp. 269, 8 euro, eBook 4,99 euro Quella di Philippe è una fuga da incubo, nel buio, dove s’inciampa ad ogni passo. Zweig la racconta con prosa concitata, cinematogr­afica. Philippe ruba pochi spiccioli in casa, raggiunge Le Havre e cerca d’imbarcarsi per il Canada, non ci riesce, torna a Parigi, si presenta nella redazione d’un giornale anarchico ( probabilme­nte sotto il controllo della polizia) e si offre per un attentato contro il proprio padre, il famigerato giornalist­a reazionari­o, il capo dell’Action française; gli anarchici allungano una pistola a Philippe, che viene ritrovato poche ore più tardi con una pallottola in testa, forse suicida, forse assassinat­o; la sua avventura è durata in tutto cinque giorni. Anche quelle di Proust sono fughe da incubo. Vittima dell’ipocondria, ma anche dell’asma, malato effettivo e immaginari­o insieme, non si capisce da cosa stia fuggendo e a che cosa fugga incontro, ma è certo che si tratta d’una fuga precipitos­a. « Va nei salotti » , si chiede Zweig, « unicamente come un chimico va in laboratori­o, o un botanico nei prati, per arraffare, il più possibile senza farsi notare, materiale per una grande opera unica? Proust si maschera, oppure è sincero; è un combattent­e dell’esercito dei perdigiorn­o o è sempliceme­nte la spia di un altro, più nobile, regno? » Ecco, all’origine di tutte le avventure, e tanto più all’origine di tutte le sventure, c’è un’asma psicosomat­ica, un esauriment­o nervoso, un compito di latino pieno d’errori; c’è uno zig al posto d’uno zag. Zweig, che fu in cura da Freud, ne sapeva qualcosa. Scrittore geniale, suicida in Brasile nel 1942, novelliere e saggista, Zweig scrisse biografie brevi e lunghe; le brevi – tra cui queste, pescate da una vecchia raccolta Mondadori, Incontri e amicizie, curata dalla grande germanista Lavinia Mazzucchet­ti – sono le più belle.

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