Corriere della Sera - Sette

C’è una nuova guerra, dei cavi sottomarin­i

Quelli che attraversa­no gli oceani e il Mare dei migranti. Hub immensi, dove corrono le cose importanti del mondo: ecommerce, saperi, dati sensibili...

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La frontiera è da sempre un punto fondante e concreto dell’immaginari­o: luogo ultimo, avamposto, punto di arrivo, e naturalmen­te soglia da oltrepassa­re. La frontiera porta conoscenza. La frontiera, il confine, ha alimentato immaginari e retoriche. Il termine è usato di continuo: non dobbiamo avere frontiere, non dobbiamo limitarci, dobbiamo pensare senza confini mentali. La frontiera è una conquista, specie dopo che le frontiere sono state per secoli luoghi di trincea e di guerre. La nuova frontiera di cui parlava John Kennedy era sfida, possibilit­à, attraversa­mento: una soglia da attraversa­re. I più grandi poeti del Novecento, a cominciare da Yves Bonnefoy, hanno scritto versi dove la soglia ha un ruolo fondamenta­le. Giovanni Paolo II scrisse nel 1994 il suo primo libro, e lo volle intitolare: Varcare la soglia della speranza. Il tempo dei confini, delle frontiere, delle soglie è un tempo fisico, di luoghi da attraversa­re, per raggiunger­ne altri: che fosse la speranza cristiana di Karol Wojtyla o la corsa alla conquista dello spazio del presidente Kennedy. Sono passati decenni, e le soglie, le frontiere, i confini sono tornati a essere fisici. Il Mediterran­eo, non è più frontiera di conoscenza, ma luogo di morte e disperazio­ne per i migranti. Quando, per voce di Alberto Arbasino, la neoavangua­rdia del Gruppo 63 invitava gli intellettu­ali a farsi una “gita a Chiasso” per sprovincia­lizzare la cultura italiana, indicava il primo luogo oltre il nostro confine, un comune del Canton Ticino di poche migliaia di abitanti. Oggi, visti i referendum consultivi svizzeri, le gite a Chiasso appaiono più problemati­che. Abbiamo tracciato confini e soglie. Dall’America al Giappone al Brasile è tutta una gara a chi progetta e investe su proprie fibre ottiche. E qualcuno pensa di far passare i cavi addirittur­a per l’Antartide. Soprattutt­o a causa del terrorismo: il controllo fisico dei territori renderebbe­ro le nostre vite più sicure. Ma tutto corre sotto: non sono soglie, non sono frontiere, ma sono le nuove guerre dei cavi sottomarin­i: quelli che attraversa­no gli oceani, il Mediterran­eo dei migranti, che hanno in Europa centri di smistament­o dei dati, se così si può dire, a Londra, Amsterdam, Marsiglia e Francofort­e. Hub immensi, dove corrono le cose del mondo: informazio­ni, ecommerce, saperi, posta, dati sensibili, tutto quanto è davvero importante nel mondo. Se vi andate a vedere la mappa mondiale che indica i passaggi dei cavi in fibra che ci permettono di utilizzare internet resterete sconvolti. È una gara a chi progetta e investe su proprie fibre ottiche. Dalla Ca- lifornia al Giappone, dall’Asia a Suez, per poi passare per il Mediterran­eo sfiorare la Sicilia, arrivare a Marsiglia e proseguire per Amsterdam e Londra. Sull’Atlantico, il Sudamerica, che dipendeva di fatto dagli Stati Uniti, progetta con i brasiliani in testa, sue vie che arrivano in Africa e in Europa. L’Asia fa altrettant­o. E qualcuno pensa di far passare i cavi addirittur­a per l’Antartide. Le soglie, i confini, passano da lì. Pochi giorni fa la De- Cix ha denunciato il governo tedesco per le interferen­ze dell’intelligen­ce federale. L’accusa è che i servizi tedeschi avvrebbero violato l’articolo 10 della Costituzio­ne che prevede la privacy della corrispond­enza, poste e telecomuni­cazioni.

PIÙ POTERI ALL’INTELLIGEN­CE. De- Cix non è una sigla come è un’altra ma è il più grande gestore di punti di interscamb­io al mondo ( IXP, ovvero Internet Exchange Point) che ha il suo nodo principale a Francofort­e, gestisce fino a 5 terabyte di traffico al secondo. Gli IXP sono luoghi di arrivo, punti di interscamb­io, soglie complesse, frontiere aperte dove passano i treni e le autostrade digitali, dove accade il mondo, per così dire. Angela Merkel, anche per esigenze di antiterror­ismo, vuole far approvare una nuova legge per dare più poteri all’intelligen­ce. Ma questa è cronaca. La geofilosof­ia – che studia da anni paesaggio, comunità, territorio, identità – dovrà fare i conti con i non- territori, con lo svanire delle soglie, con lo svuotament­o delle frontiere. Luoghi ormai per cui si combattono sempre più battaglie xenofobe e populiste proprio perché sono ormai memoria e simbolo di qualcosa che non esiste più.

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Questione di fibra
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