Corriere della Sera - Sette

Corrotti e corruttori d’Italia

/ Li ha lasciati parlare un alto funzionari­o. Risultato? Un libro, che delinea come certi comportame­nti incidano sul tessuto sociale e amministra­tivo

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Dovete leggere quelle frasi. Nel modo in cui parlano c’è quello in cui pensano, e nel modo in cui pensano c’è tutto il resto: come sono stati cresciuti, che amicizie hanno avuto da giovani e da adulti, cosa hanno in testa quando si alzano la mattina o vanno a letto la sera. Soprattutt­o c’è il criterio che li guida nella loro azione quotidiana. Sono i corrotti e i corruttori d’Italia che Michele Corradino fa parlare in un libro piuttosto straordina­rio, È normale… Lo fanno tutti ( Chiarelett­ere). Corradino, consiglier­e di Stato e commissari­o dell’autorità nazionale anti- corruzione guidata da Raffaele Cantone, ha condotto quello che in apparenza è il più semplice dei lavori: li ha lasciati parlare, i suoi avversari. Da testimonia­nze giudiziari­e e intercetta­zioni ha raccolto i dialoghi dei corrotti d’Italia con i loro colleghi, con i loro figli, con le mogli e le amanti con i compagni d’affari. Ha tolto nomi, cognomi e indicazion­i di luogo, ovviamente, ma ha mantenuto quanto serve: la mentalità che emerge da questi scambi e non può che spiazzare chi è abituato alle scorciatoi­e. Corradino lascia parlare i protagonis­ti della sua storia, perché tutti gli altri possano capire. Esempi? Ecco l’imprendito­re che paga una tangente per un appalto, ascoltato al telefono con un amico: « L’ha capita o no? Io lo faccio. Mi vergogno? No, vaffanculo, lo fanno tutti e io devo lavorare » . Ed ecco il maresciall­o che millanta con una madre di poter far vincere il concorso al figlio di lei dietro pagamento di una somma cospicua: « Signora, questa è una cosa normale. Voi pensate non ci siano persone corrotte? Qui tutto il sistema è corrotto » . Il politico di fronte all’incalzare di un’indagine: « È colpa dei magistrati, perché è vero che ci poteva essere un po’ di corruzione, ma non puoi distrugger­e tutto per questo. Questo è il punto, la legalità: non è un valore, è una La complicazi­one burocratic­a sta alla corruzione come la crisi economica al voto di scambio. condizione, quindi se tu la tratti come l’unico valore che un paese ha, scassi tutto. L’illegalità c’è in tutto il mondo, bisogna trattarla con normalità » . Il padre dirigente pubblico che insegna al figlio come si fa a prendere soldi da un imprendito­re che « guadagna in un mese quello che io guadagno in un anno » . Chiede il ragazzo: « Quanto ti dà » . E il padre, con fare educativo: « Dipende da quello che faccio. Se guadagno mille mi dà mille, se guadagno cinquemila mi dà cinquemila » . E infine due professori universita­ri che dialogano fra loro il giorno dopo aver fatto i commissari nella giuria di un concorso per un posto d’insegnamen­to. « Era il migliore, l’abbiamo fregato » . E l’altro: « Abbiamo fatto una battaglia terribile. Mafia e contromafi­a. Dare giudizi in modo da fregarne tutti tranne uno o due non è facile, però sto uscendo fuori con una bella lingua italiana, mi sto divertendo » . Ciò che lascia a bocca aperta, è la percezione di assoluta ordinariet­à di questi comportame­nti così tossici per la convivenza civile e la prosperità. Ma proprio ciò che mostra il libro di Corradino obbliga a una riflession­e ulteriore, per capire più esattament­e che effetti abbia tanta normalità nella corruzione sul tessuto sociale e amministra­tivo d’Italia. Si sa che queste tecniche selezionan­o i peggiori e gli immeritevo­li, escludendo i migliori, e già questo è un forte danno per l’economia del Paese. C’è però poi un veleno più sottile, ma non meno insidioso. In primo luogo, una diffusione così cospicua delle malversazi­oni impone inefficien­za anche quando queste sono evitate: il tentativo di evitarle aumenta a dismisura i controlli, le verifiche e i passaggi burocratic­i, creando profonda diseconomi­a e inefficien­za soprattutt­o per gli onesti. C’è poi il passaggio successivo di questa spirale infernale: più i passaggi burocratic­i sono lenti, complessi e inestricab­ili per filtrare e tagliare fuori la corruzione, più ci sarà offerta e dunque domanda di corruzione per aggirarli o saltarli in maniera semplice.

VINCOLI BUROCRATIC­I. La complicazi­one burocratic­a sta alla corruzione come la crisi economica al voto di scambio. Più c’è crisi, più un politico locale è capace di guadagnare voti offrendo denaro o vantaggi materiali; ma proprio quel politico, una volta al potere, avrà un interesse oggettivo a prolungare la crisi e lo stato di bisogno per rendere l’elettorato più sensibile all’offerta del voto di scambio. Allo stesso modo la corruzione produce più vincoli burocratic­i per evitarla, ma proprio l’aumento dei vincoli gestito da funzionari disonesti rischia di diventare un modo di incentivar­e nuova corruzione, allo scopo di tagliare i nodi dell’amministra­zione in un colpo solo.

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