Gli otto fiumi su cui si gioca il nostro futuro
/ Franck Vogel mostra perché i corsi d’acqua sono la posta in gioco degli stati che attraversano. E i motivi per cui il Colorado non raggiunge più l’Oceano
che agricolo dipende al 90% dal fiume e che in base ai trattati del 1929 e 1959 ne è il principale beneficiario, sollecita il completamento dell’ultimo terzo del Jonglei. Nel 2013 Vogel si concentra sul Brahmaputra: in questo caso l’India, in preda a un crescente bisogno di energia, accusa la Cina di monopolizzare il fiume. Il 93% dell’energia cinese dipende dall’acqua ( l’agricoltura ne assorbe quasi il 70%) e nel 2014 Pechino attiva le prime turbine della diga di Zangmu nel Tibet e programma la costruzione di altre tre. L’India non è da meno: 150 sono le chiuse pianificate da adesso al 2020. Il Bangladesh si allarma. Sul Giordano gravano le pretese di Siria e Giordania che pompano rispettivamente il 35% e il 15% delle acque. A sud il fiume non è più in grado di garantire la biodiversità e il Mar Morto perde un metro all’anno.
LA LUNGA LISTA DEI CORSI MINACCIATI. Poi è la volta del grande mito, il Colorado, il fiume che non raggiunge più l’Oceano. Quando Vogel inizia il reportage nella primavera del 2015, i laghi Mead e Powell, le due grandi riserve create dagli impianti idroelettrici, hanno perduto rispettivamente il 63% e il 45% della loro capacità. Le cause? La siccità, le deviazioni per soddisfare le grandi città spuntate in pieno deserto, le irrigazioni copiose per permettere la coltivazione di ortaggi che richiedono troppa acqua... Questa estate il fotografo francese ha terminato il suo giro sul Mekong, alle origini delle tensioni tra la Cina e i Paesi dell’Indocina che si snodano lungo i suoi 4300 chilometri. Ci informa che i suoi prossimi impegni prevedono indagini lungo il Rio delle Amazzoni, lo Zambesi e il Gange. E temiamo che la lista non si arresti qui.