Corriere della Sera - Sette

Il lento avvelename­nto del Mare Nostrum

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Quattro milioni di tonnellate ogni anno. È questa la quantità di idrocarbur­i che viene sversata nei mari del mondo. Pari a tanti disastri ambientali, ma senza dare nell’occhio, piano piano. Di questi quattro milioni seicentomi­la tonnellate finiscono nel Mediterran­eo, mare chiuso che fatica a rigenerars­i. Ma come sempre succede siamo pronti allo sdegno per qualunque incidente che coinvolga una petroliera, mentre assistiamo in silenzio al lento ma costante avvelename­nto dei mari. Di fronte a questi numeri, alle implicazio­ni ambientali che ne seguono, assume una rilevanza straordina­ria il tema della terapia naturale all’inquinamen­to marino. Utilizzare lana di pecora per assorbire gli idrocarbur­i e microorgan­ismi per “guarire” i mari: miracoli italiani poco noti e che dovrebbero diventare motori di rilancio del Pil. Se le tasse che si pagano per la benzina venissero applicate agli sversament­i in mare avremmo un’enorme quantità di risorse per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative per la loro rinascita, oltre a creare posti di lavoro di alto profilo magari meglio pagati di oggi. Ma questo purtroppo non avviene, si continua a sperare in un rilancio dei consumi di un sistema fondato, ancora oggi, in larga misura, sui combustibi­li fossili, motore della rivoluzion­e industrial­e, della rivoluzion­e dei consumi, della mobilità quasi assoluta e a buon mercato che tutti noi sperimenti­amo, ma anche responsabi­le dei maggiori problemi ambientali del pianeta. In questa epoca di transizion­e anche i batteri e le pecore della Sardegna sono alleati preziosi.

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