All’ambiente
Rischiano di come metalli pesanti e diossine. I test sono fatti solo per evitare dermatiti o allergie. Ora, a Venezia, studiano l’impatto sull’acqua
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L’Italia che sa innovare / 11
Non li vediamo, eppure i profumi sono onnipresenti nella vita di tutti i giorni. Quasi tutti i prodotti per la cura della persona – dal sapone ai cosmetici, dal bagnoschiuma allo shampoo – contengono delle fragranze. Lo stesso vale per i detergenti per la casa. Eppure, nonostante delle fragranze venga fatto un uso massiccio, si sa ancora poco sul loro impatto ambientale. Un argomento, questo, al centro della ricerca del gruppo di Chimica analitica ambientale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: un team misto – in tutto una quarantina di persone – nel quale collaborano ricercatori del Dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica dell’ateneo e dell’Istituto per la Dinamica dei processi ambientali del CNR. I campi di interesse del gruppo spaziano dalla contaminazione ambientale ai processi di trasporto atmosferico, fino alle ricostruzioni paleoclimatiche e alla ricerca polare. Ma questa specifica ricerca, che ha preso in analisi 17 fragranze largamente usate per profumare i prodotti e ne ha cercato le tracce nella laguna di Venezia, è particolarmente innovativa perché sull’argomento quasi non esiste una letteratura. « Il nostro lavoro si è concentrato sull’analisi delle fragranze in- tese come nuovi contaminanti nella laguna di Venezia » , spiega Marco Vecchiato, del dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica, che ha condotto lo studio sulle fragranze assieme a Elena Gregoris, Elena Barbaro e Simone Cremonese, con il coordinamento dei professori Carlo Barbante e Andrea Gambaro. « Negli scorsi anni la preoccupazione riguardo alla persistenza nell’ambiente dei profumi al muschio ha animato il dibattito scientifico. Ora però ci si è resi conto che esiste un ambito più ampio di inquinanti “emergenti”, mai presi in considerazione: tra questi rientra l’ampia categoria dei farmaci e dei prodotti per la cura personale. Rispetto agli inquinanti classici studiati da 40 anni – come i metalli pesanti e le diossine – dei quali si conoscono bene gli effetti nocivi sull’ambiente, di queste nuove sostanze, usate in modo massiccio, si sa poco: prima di essere immesse su mercato ne vengono studiati gli effetti sulla salute umana, molto meno su quella ambientale » . In pratica, uno shampoo o un detersivo vengono testati perché non provochino dermatiti o allergie a chi li usa, ma non si tiene conto che la pelle umana viene a contatto solo con l’ 1% del prodotto. Il restante 99% viene lavato via e finisce nelle acque reflue che, nel