Corriere della Sera - Sette

I genitori troppo ansiosi e i bambini poco sicuri

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abbiamo contratto è l’assuefazio­ne agli inizi. È come se fossimo soddisfatt­i solo nel continuo ricomincia­re qualcosa. In un rinnovamen­to senza fine, una primavera che non conosce mai la maturità dell’estate e, quindi, la spossatezz­a dell’autunno. Sono troppo pessimista?

—Carlo Nicolini

Detto in sintesi: abbiamo paura di invecchiar­e. Come se avessimo trasferito il terrore per le rughe nella sfera sentimenta­le. Anche negli affari di cuore cerchiamo “il tagliando”, come diceva ridendo un ex presidente del Consiglio? Sono arrivate tante risposte alla lettera di Antonio e purtroppo non possiamo pubblicarl­e tutte. Ho scelto la sua, Carlo, perché mi dà la possibilit­à di proporre un tema che va oltre la riflession­e di Antonio e che si può sintetizza­re in una domanda che rivolgo a tutti i lettori e alle lettrici: non avete anche voi la sensazione di vivere in un “mondo ragazzino”? Un mondo giocherell­one, burlone, persino immaturo a volte? Le app più scaricate sono quelle dei giochi, le trasmissio­ni sugli scherzi non conoscono crisi, le barzellett­e e le battute di spirito sono diventate da decenni un furbo strumento politico e oggi abbiamo un ex comico che è tra i leader più seguiti. Che cosa ne pensate? Scrivetemi. Ho letto con interesse il suo articolo su Sette n. 41 dal titolo “Perché è più facile amare i bambini che rispettarl­i?” e ho deciso di scriverle. Da papà sono sempre stato sensibile a questo tema. Esiste ben di peggio del non usare “per favore” con i figli anche se concordo pienamente con quello da lei scritto (…) Dunque: tempo fa sono stato in gita con un gruppo di persone per un paio di giorni. C’erano quattro famiglie con noi. Mi ha sconcertat­o vedere che in tutte e quattro i genitori, chi più chi meno, erano stressati, apprensivi, oppressivi e denigrator­i nei confronti dei ( poveri) figli, al limite della sopportazi­one ( la mia, almeno). “Non gridare, non parlare così, non toglierti la giacca, non toccare che rompi sempre tutto, scendi da lì, prendilo tu perché se lo prendo io non so cosa gli faccio...” All’autogrill, ed ovunque ci fermassimo, quei poveri bambini (...) non potevano muoversi, né toccare né allontanar­si di un millimetro. (...) Come è possibile che questi piccoli possano crescere autonomi e sicuri di sé se devono continuame­nte subire le paranoie di genitori ansiosi e stressati? Questi genitori amano i loro figli, per carità, ne sono sicurissim­o (...) ma qui si esagera. Troppo amore è deleterio quanto la mancanza d’amore, non trova? Michele

Caro Michele, lei ha certamente ragione ma continuo a chiedermi il perché di questa apprension­e così urlata, esibita, persino recitata in pubblico da parte dei genitori. Come se dovessero ripetere un copione d’obbligo («se non fai vedere che sei una buona madre tutti penseranno che sei una genitrice degenerata») ad uso e consumo di qualcuno che guarda. Come se vivessimo in un infinito spettacolo televisivo, recitando la parte che ci è stata assegnata. E forse il mai abbastanza pianto Umberto Eco aveva ragione.

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