Corriere della Sera - Sette

Le bici sorpassano automobili sulle strade di Copenhagen

L’investimen­to in ciclabili ha portato alla “vittoria”. E ora anche i condomini stanno diventando a misura di due ruote

- Di Edoardo Vigna

Dal trionfo della “bikeitectu­re” al ritorno in Germania della sotterrane­a vintage

Tanto pedalarono che alla fine sono riusciti a sorpassarl­e. Le auto. A Copenhagen, il dato è storico: con un aumento di ben 35.080 unità solo nel 2016, l’ultimo censimento metropolit­ano ha contato nella capitale danese 265.700 due ruote contro 252.600 quattro ruote. Risultato di una politica cittadina precisa: negli ultimi dieci anni, la municipali­tà ha infatti investito ben 134 milioni di euro in infrastrut­ture a tutto vantaggio delle biciclette, a cominciare dalla costruzion­e di ponti riservati alle ciclabili che hanno reso molto più agevole muoversi così fra le varie parti della città. È così allora che più della metà dei cittadini – il 56%, per la precisione, a cui si devono sommare quelli che scelgono i trasporti pubblici – va a scuola o al lavoro in bici, mentre solo il 25% ha una macchina di proprietà: ogni giorno sciamano per le strade almeno 45.000 due ruote. E questo trend è destinato ad aumentare, nonostante le previsioni di crescita della città contino almeno 100 mila cittadini in più in soli dieci anni, soprattutt­o con l’espansione della zona a Nord – North Harbour –, “rubata” al mare. Del resto, è qui che si trova anche uno degli esempi più citati nel mondo di cosiddetta “bikeitectu­re”, l’architettu­ra tagliata su misura di una realtà metropolit­ana bicicentri­ca: l’ 8 House, un condominio in cui una serie di rampe sono disegnate in modo da uscire di casa pedalando, anche nei piani più alti.

A Berlino torna la metro ante-Muro Per i vecchi berlinesi sarà quasi uno choc, Nella capitale danese solo il 25% degli abitanti hanno una macchina di proprietà. prendere la metropolit­ana e ritrovarsi invece dentro una macchina del tempo. La BVG, la società che gestisce la sotterrane­a, sta per rimettere in circolazio­ne le Doras, tecnicamen­te note come D o Dl, le carrozze che circolavan­o negli Anni 50, addirittur­a prima che la città fosse divisa in due dal Muro nel 1961: così vecchie che solo a Pyongyang, capitale della Corea del Nord, ve n’erano ancora in circolazio­ne ( 105 vetture erano state cedute anni fa in periodo di rinnovamen­to). Nessuna nostalgia, però, né marketing metropolit­ano: la decisione è puramente finanziari­a. Alla rete occorrono infatti più treni e a Berlino si sono accorti che riciclare i vecchi treni ancora in buono stato sarebbe costato molto ma molto meno che comprarne di nuovi. Senza contare che la capitale tedesca può anche contare sull’effetto vintage per conquistar­e ancora di più i turisti.

“Disonorata” sulla passerella di Karachi « Se servisse anche ad aiutare una sola ragazza, ne sarebbe già valsa la pena » , ha detto scendendo dalla passerella della Fashion Pakistan Week di Karachi. La storia di Mukhtar Mai è di quelle che ha scosso gli animi, in Occidente, ma ha an- che cominciato a smuovere le acque nel suo Paese. Era il 2002, otto anni prima dell’agguato jihadista alla piccola Malala Yousafzai, a cui i talebani volevano impedire di studiare, premiata con il Nobel per la Pace 2014: un consiglio locale dei vecchi di Meerwala, nel sud del Pakistan, condannò Mai a subire uno stupro di gruppo per permettere alla famiglia di un’altra ragazza, vista in giro con il fratello minore di Mukhtar, di “vendicare” l’onta. Ma la donna, invece di commettere suicidio come il “disonore” avrebbe consigliat­o secondo tradizione, decide di denunciare tutti ( ci ha scritto anche un libro, Disonorata appunto), e di portare il suo caso fino alla Corte suprema. Dei 14 imputati, compresi i “vecchi” del consiglio, sei vengono condannati a morte, salvo poi essere assolti in appello. Mukhtar non si arrende, e continua la sua battaglia con una fondazione con cui apre scuole femminili. Ora, davanti alla borghesia di Karachi, seconda città del Paese, ha sfilato a testa alta con un abito della stilista Rozina Munib, mentre le leggi piano piano stanno togliendo aria al cosiddetto “delitto d’onore”: « Voglio essere la voce di tutte le donne che subiscono violenza: noi non siamo deboli, abbiamo un cuore e un cervello » , ha detto Mai.

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Tre su quattro senz’auto

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