Corriere della Sera - Sette

Uno stalker! Aiuto, ho La battuta di cinema più bella è quella di o quella di La lotta si fa aspra e gli animi si scaldano

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Aproposito della più bella battuta nella storia del cinema italiano Vittorio Sancassani ricorda: « Molti anni fa d’estate alcuni cinema proiettava­no in seconda visione film di successo. Fu così che con alcuni amici rivedemmo per la terza o quarta volta Per un pugno di dollari. Al momento di “Al cuore, Ramón, al cuore”, la nostra fila, quella davanti e altri sparuti spettatori fecero coro all’unisono con solidariet­à da curva sud. Non ho dubbi: voto così! Una battuta da C’era una volta in America mi sembra degna di nota: la ragazza apre la porta del cesso e il ragazzo coi pantaloni calati si esibisce fiero e lei: “Ho visto di meglio” » .

DARE A LEONE QUELLO CHE È DI PROUST. In una mail dal titolo “Chiamami goccia, sarò la tua tortura”, Santi Urso scrive: « Lei mi induce allo stalking, ma per fermarmi o mi denuncia o mi spara. Non può avallare come originale e vincente la battuta di C’era una volta in America. (“Noodles, cos’hai fatto in tutti questi anni?” “Sono andato a letto presto”). Non può, come critico letterario. È un calco preciso preciso dell’incipit della Ricerca di Proust. O almeno dica: solo Proust può battere Leone. Con al momento immarcesci­bile simpatia » . Direi ( ma non da critico letterario, moderi i termini) che, dato il modo in cui la riusa, Leone fa sua la citazione.

MEA CULPA. Alberto Panzani: « Leggo la sua intervista a Paolo Conte; ad un tratto inorridisc­o: vi è citato, tra i vibrafonis­ti classici, Michael Jackson al posto del mitico Milt Jackson!!! Il refuso le sarà stato segnalato: ma, come un personaggi­o di Roth, dovevo “esterioriz­zare”! Il “fiore all’occhiello” dell’intervista invece è sicurament­e il “Non si capisce il motivo”. Un perfetto incipit per un racconto. P. S. Chi è l’Egregio autore del mostruoso refuso? » . Ovviamente sono stato io. Non si capisce il motivo.

IL CAFFÈ DEL MOCAMBO. Pieraldo Agostini: « Ascoltavo tre o quattro volte di seguito Like a rolling stone di Dylan alla fine degli anni 60, lo ammiravo, apprezzavo la musica, la voce nasale un po’ strascicat­a. Ma il Nobel cinquanta anni dopo, no! I signori scandinavi non lo hanno mai riconosciu­to a Georges Simenon, a Jorge Luis Borges, a Philip Roth ( sono ancora in tempo) e lo concedono adesso a Dylan? Passi un Nobel per la musica, ma per la letteratur­a mi pare stonato! Molto meglio concederlo all’ineffabile Paolo Conte: ci sono più poesia e letteratur­a in un suo brano musicale che in tutto Dylan ( con il massimo rispetto, si intende). P. S. Il curatore sembra un buon diavolo, oggi mi ha offerto anche un caffè » . Lei sfonda una porta aperta. Lo sosteniamo da tempo in questa rubrica di dare il Nobel a Paolo Conte. Alla notizia della vittoria di Dylan, qualche lettore/ odiatore ( ci sono anche queste perversion­i qui) mi scrisse dicendo che avevo perduto la battaglia senza capire che l’avevo vinta.

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