Corriere della Sera - Sette

Pellegrina­ggio sulla tomba di aspettando l’arrivo del Tour agli Champs-Élysées

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IL POSTO DI LUCETTE. Daniele Bertolotti scrive una mail che è un racconto che vale la pena di leggere: « A proposito di Viaggio al termine della notte come massimo romanzo del Novecento. Se qualcuno eccepisse qualcosa, lascerei l’ultima parola, la definitiva, a Giovanni Raboni che scrisse - vado a memoria - “se il Voyage è un capolavoro di nichilismo picaresco scritto nella più bella prosa del secolo, con gli ultimi libri Céline andrà al di là della perfezione e della musica per realizzare nello sfacelo, nella dissonanza e nel sarcasmo, lo stile puro, la purezza della disperazio­ne”. Céline sono andato a trovarlo - al cimitero di Meudon - il giorno prima di festeggiar­e ai Campi Elisi un podio del Tour composto da Indurain, Bugno e Chiappucci. Era un mezzogiorn­o di un sabato canicolare e insieme a due amici decidemmo di non chiedere nulla ai compaesani dello scrittore, ai lui ostili sia in vita che in morte. Così trovammo il cimitero e alla maniera del buono del brutto e del cattivo ce lo dividemmo in tre per scoprire la lapide con l’incisione del veliero a tre alberi. Ma, diversamen­te dalla tomba di Stanton, lì Céline non c’era proprio. Chiedemmo infine a una vecchina che vendeva fiori e lei, tranquilla­mente, ci disse che “non, n’est pas enterré ici”. Si avvicinò in quel mentre, intuendoci italiani, un signore con un basco in testa che professand­osi originario di Locate Triulzi ( un bassaiolo come me che sono di Villanteri­o!) ci caricò sulla sua macchina e ci condusse nel piccolo cimitero vicino alla chiesa di Meudon. La tomba, oltre al veliero, recava già anche il nome della moglie Lucette - allora ottantenne - l’anno di nascita, il 1912, e le prime due cifre di quello della morte, 19. Dovranno correggere, perché Lucette ha scavalcato - e di molto - il secolo. Con affetto » .

LA CINQUINA. Ricevo dall’Associazio­ne Corrierist­i del Lombardo Veneto il seguente comunicato: « Ecco i finalisti del Premio indetto dall’Associazio­ne: Antonio D’Orrico, Luigi Ferrarella, Francesca Pini, Fabrizio Roncone, Danilo Taino. Entro fine novembre la giuria decreterà il vincitore che riceverà il premio a Milano in una“natalizia” serata conviviale. Vinca il migliore! Per il Direttivo: Marco Leonardi, Maurizio Lullo, Valentina Donnagemma, Lucilla Di Simone, Vincenzo Merlo, Carla Rancan, Marcello Cristalli, Leonardo Maria Rocca » . Grazie. Una sola domanda: la cinquina non è in ordine alfabetico, vero?

IL DECANO. Dario Salvatori: « È un piacere vedere la figurina di Oscar Massei. Peccato che all’Inter venne tacciato di esasperant­e lentezza. In realtà era nato centravant­i e con il suo Rosario Central vinse la classifica dei marcatori in Argentina nel 1955. Venne ceduto alla Triestina per far posto ad Angelillo. Ma a parte Massei ( che era di origini maceratesi), visto che parlate di Ferrara, bisognereb­be ricordare un nativo doc: Gianni Meccia. Come possiamo dimenticar­e Il barattolo e Il pullover, vista anche la complicità di un certo Morricone? Oggi Meccia ha 85 anni, è il più anziano dei cantautori in vita e nessuno lo ricorda. E pensare che il vituperato neologismo nacque grazie a lui » . Pensiero gentile. Ci torneremo. adorrico@rcs.it

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