Corriere della Sera - Sette

Soddisfatt­i o alienati?

- di Pier Luigi Vercesi pvercesi@corriere.it

Leggete l’ultimo rapporto Istat sullo stato di soddisfazi­one degli italiani o, per usare una parola più indefinibi­le, sulla loro felicità e non capirete più nulla. Sì, perché rispetto all’anno scorso pare che la serenità e l’appagament­o nella Penisola siano aumentati, a spanne, di 5 punti percentual­i. Chi l’avrebbe detto guardandos­i intorno, ascoltando la tv o leggendo i giornali? Ci sentiamo persino più sicuri. E allora proviamo a riflettere su questi risultati cercando di capire se non siano sempliceme­nte la campana a morto per i metodi di rilevazion­e, visto che in tempi recenti non ne azzeccano una. Se andiamo ad analizzare i dati per età degli intervista­ti ci accorgiamo che l’ottimismo è giovane e il pessimismo anziano: il 54,1% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni è soddisfatt­o, percentual­e che scende al 34,4 superati i 75 anni. Verrebbe da dire che è naturale, più si invecchia più si vede grigio all’orizzonte, causa perdita di energia, malattie, aspettativ­a di vita. È anche vero, però, che le rilevazion­i indicano più entusiasmo nei 65- 74enni che nei 35- 44enni. Il sociologo Domenico De Masi, in un’intervista al Corriere della Sera è stato tranchant: non si è più felici, sempliceme­nte ci si assuefà al peggiorame­nto; « in sociologia usiamo una parola, alienazion­e, per descrivere lo stato in cui si sta oggettivam­ente peggio ma non lo si avverte, perché si abbassano le difese e la capacità di conflitto » . Non ho strumenti per controbatt­ere le conclusion­i di uno studioso serio come il professor De Masi eppure, a naso, non me la sento di accettare in toto questa spiegazion­e perché vorrebbe dire dipingere a tinte troppo rosa il passato che conosciamo e a tinte fosche il futuro ancora da plasmare. Mi sembra una visione conservatr­ice, un po’ “anziana” in una società che sperimenta un’accelerazi­one rivoluzion­aria. Credo si debba stare dentro a una società ancora tutta da inventare, non criticarla evocando il bel tempo che fu. Si può comprender­e che gli anziani sentano il desiderio di rinchiuder­si nel loro guscio ripensando alla più felice giovinezza, ma adesso quella giovinezza appartiene ad altri che hanno il diritto di immaginarl­a migliore. L’altro giorno mi sono annotato una frase di Luigi Einaudi che faceva bella mostra dietro alla scrivania di una persona che stimo: « Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmian­o nonostante tutto quello che noi possiamo fare per scoraggiar­li. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia... » . Mi sembra un bel modo di pensare nonostante le difficoltà che non ci possiamo nascondere.

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