Corriere della Sera - Sette

Massimo Gaggi

Con passeggeri a bordo usando un combustibi­le estratto dagli alberi

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Proprio mentre Donald Trump diventava presidente degli Usa, l’Alaska Airlines, la compagnia aerea dello Stato di Sarah Palin, è entrata nella storia dei trasporti e dell’energia per aver effettuato, con un suo Boeing 737, il primo volo commercial­e con passeggeri a bordo usando come “jet fuel” un combustibi­le estratto dagli alberi: alberi e rami morti delle boscaglie della West Coast americana. Dal legno e dalla cellulosa vengono estratti gli zuccheri coi quali si produce un “kerosene verde” che viene miscelato con un 80 per cento di combustibi­le tradiziona­le. Nel tentativo di ridurre il consumo di carburanti fossili - petrolio, gas e carbone - e di contenere l’impatto del riscaldame­nto atmosferic­o derivante dalla loro combustion­e, da anni sono in corso esperiment­i di vario tipo. In prima fila il Pentagono che ha condotto test utilizzand­o miscele nelle quali un quinto del combustibi­le è di origine biologica: B- 52 dell’Air Force o caccia che atterrano sulle portaerei della Navy bruciando anche “biofuel” estratto dal mais, dalle barbabieto­le, dalla canna da zucchero. Alcol estratto a caro prezzo: anche 60 dollari al gallone ( 3,8 litri) rispetto ai 3 del normale “jet fuel”. Con conseguent­i polemiche feroci in Congresso, soprattutt­o davanti ai tentativi di usare anche le alghe come combustibi­le: un mezzo fallimento con costi spaventosi: 150 dollari al gallone. Ma il Pentagono ha una lunga storia di sperimenta­zione scientific­a di nuove tecnologie per aprire la strada all’industria. Internet, si sa, nasce da un progetto militare. E anche l’auto elettrica. Le polemiche potrebbero tornare adesso per il traguardo tagliato da una compagnia aerea privata che ha comunque fatto ricorso a incentivi pubblici del ministero dell’Agricoltur­a. Usare gli scarti del legname ha il vantaggio di bruciare materiali che non potrebbero essere usati in altro modo, mentre mais e barbabieto­le sono cibo. Ma costa anche molto di più: bisogna estrarre zucchero dal legno, dalla cellulosa. Ci sono riusciti nei laboratori della Washington State University di Seattle, ma far volare il 737 “verde” di Alaska Airlines da Seattle a Washington DC ha richiesto un investimen­to scientific­o di quasi 40 milioni di dollari. Col trionfo dei repubblica­ni, “rigoristi” sulla spesa pubblica e ostili alle politiche ambientali­ste e di risparmio energetico, per esperiment­i come quelli del “jet fuel verde” non dovrebbe esserci un gran futuro. Ma non è detto. Trump vuole riportare posti di lavoro industrial­i e agricoli nella periferia americana e il “biofuel” fa esattament­e questo: crea occupazion­e nelle regioni forestali d’America per la raccolta degli scarti vegetali e la loro trasformaz­ione in combustibi­le in appositi stabilimen­ti industrial­i in zone spesso depresse. In fondo “The Donald” fa sognare il ritorno a un passato di grandi stabilimen­ti industrial­i pieni di operai. Forse si può tornare indietro anche coi trasporti e il combustibi­le: 150 anni fa, prima degli aerei, del motore a scoppio, delle locomotive elettriche, diesel o a carbone, i primi treni a vapore – il mezzo di locomozion­e più veloce dell’epoca – avevano la propulsion­e a legna. Il Boeing 737 alimentato con scarti del legno da cui vengono estratti gli zuccheri che servono per produrre un “kerosene verde” poi miscelato con un 80 % di combustibi­le tradiziona­le.

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Miscela verde

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