Corriere della Sera - Sette

I fenicotter­i di Bombay saranno sfrattati per far posto a un aeroporto

Nella megalopoli indiana, dopo il monsone arrivano 40 mila volatili rosa: la necessità di un nuovo scalo li scaccerà via

- Di Edoardo Vigna

Il “bando” della riserva ornitologi­ca e quello dei locali eleganti in Québec

erché vengano proprio qui, nella foresta di mangrovie di Sewri, ogni anno da un ventennio, nessuno lo sa di preciso. Isaac Kehimkar, direttore della Società di Storia naturale di Mumbai, dice che potrebbe essere per la ricchezza di una certa alga blu e di gamberetti che pullulano nella palude. Ma qualunque sia la ragione, l’invasione di fenicotter­i rosa che puntualmen­te, a novembre, riempie il cielo di questo spicchio sud- orientale della megalopoli indiana da 22 milioni di abitanti, potrebbe essere al capolinea. Altre ali, più grandi e più profittevo­li, dovrebbero prendere presto il loro posto: un trasloco forzato aspetta i 40 mila volatili. Il fatto semplice è che l’ex Bombay si è accorta che l’aeroporto di Chhatrapat­iShivaji non basta più. « È saturo » , dicono i consulenti di Kpmg. In effetti le due piste del terminal, nuovo di zecca, hanno già sforato, e di molto, la loro capacità: nel 2015 sono passati di qui 42 milioni di passeggeri ( complice il basso costo della benzina) contro i 35 milioni previsti. Ma dato che l’hub si trova nel bel mezzo della città, è impossibil­e pensare a un ampliament­o, magari a una terza pista. Così ha ripreso forza una vecchia idea: costruire un secondo scalo per 60 milioni di viaggiator­i. L’appalto dovrebbe essere assegnato a fine anno: ma il problema è che, per arrivare al sito prescelto, sarà necessario costruire anche un viadotto, il più lungo dell’India. Dove? Naturalmen­te, sulla riserva ornitologi­ca dove, passati il monsone estivo, arrivano i fenicotter­i che, per la stagione degli amori, si erano trasferiti nel deserto

PLa distesa di fenicotter­i rosa nella zona sud-est di Mumbai: qui dovrà passare un viadotto.

di Kutch, nel Gujarat, al confine con il Pakistan. « Stiamo tentando di far spostare il progetto 700 metri più a sud » , dice ancora Kehimkar. Singolarme­nte quest’anno, per la prima volta, una parte della popolazion­e dei fenicotter­i – 7 mila esemplari – non se n’era neppure andato ma era rimasto a Sewri anche col monsone. “Colpa” del clima, forse, o del cibo abbondante. O forse è come se lo sentissero, che qualcosa non andava. E che qualcuno vuole sfrattarli.

Montreal contro i ristoranti chic « La nostra idea è semplice: avere ristoranti chic è una bella cosa, ma noi abbiamo bisogno molto di più di panetterie, drogherie e negozietti old style » . Craig Sauvé è un consiglier­e comunale di Montreal. Soprattutt­o, è fra i promotori della ordinanza appena approvata da uno dei quartieri storici della città più grande del Québec che ha stabilito una regola drastica: basta ristoranti. Il nemico, neanche troppo velato, della municipali­tà di Saint- Henri si chiama “gentrifica­zione”: che altro non è che quel processo di attrazione, in aree vetuste e spesso economicam­ente depresse di una città, di artisti, profession­isti e studenti i quali, con la loro presenza, “chiamano” locali alla moda, facendo alzare i prezzi di case e prodotti, “scacciando” i vecchi, e ben più poveri, abitanti. Saint- Henri, con i suoi edifici di mattoni rossi, dà storicamen­te residenza a una classe operaia di origine francese e canadese, oltre che afroameric­ana. Così, prima che sia troppo tardi, i suoi amministra­tori hanno votato all’unanimità per vietare nuovi ristoranti nel raggio di 25 metri di quelli già esistenti. « Ce ne sono già tanti. Troppi » , è la sentenza degli abitanti. Che hanno avviato una “resistenza alla canadese”: singolare, visto che in tante altre città, al contrario, l’attrazione di locali eleganti è ben vista in quanto portatrice di riqualific­azione urbana. Ma, da paladina delle popolazion­i autoctone, potrebbe fare proseliti altrove.

Un mazzo di tulipani per Parigi Una mano alta 10 metri che tiene 9 tulipani colorati. L’ispirazion­e sta tra la fiaccola della Statua della Libertà newyorkese e i dipinti floreali di Monet e Fragonard. Jeff Koons, fra i più noti artisti contempora­nei, ha donato la sua scultura – intitolata Bouquet di tulipani, del valore di 3 milioni di euro – alla città di Parigi come segno di « ricordo, ottimismo e guarigione » dopo gli attacchi terroristi­ci di un anno fa. Sarà realizzata in Germania e posta nel 2017 davanti al Palais de Tokyo. Servirà davvero allo scopo?

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Addio a mangrovie e palude

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