Corriere della Sera - Sette

Enrico Mannucci

Così Gaetano Marzotto trasformò il vino bianco, spesso torbido, tipico degli aperitivi veneti, nel decantato Prosecco

- Di

una storia dove s’intreccian­o lane pregiate e vitigni riscoperti, sommovimen­ti sociali e utopie realizzate, teorie sociologic­he e mutamenti di regime, successi industrial­i e innovazion­i agricole. In mezzo, complesse e talvolta aspre questioni dinastiche, mentre a far da sfondo sono i languidi e brumosi panorami della laguna veneta. È la storia di una casa vinicola che ha aperto nuove strade quando ancora il vino italiano era – ed era considerat­o – la cenerentol­a di un mondo dominato dai francesi. Ma è anche l’appendice – importante, beninteso – di un’avventura più complessa, che riguarda gli albori dello sviluppo industrial­e nazionale. Santa Margherita è un marchio che nasce a metà degli anni 30. Quando Gaetano Marzotto

Èjr. – in famiglia i nomi ricorrono inevitabil­mente: più avanti troveremo anche un altro Gaetano, doppiament­e junior, o, più sempliceme­nte, Gai, attuale presidente del gruppo Santa Margherita – acquista i possedimen­ti degli Stucky, famiglia veneziana che ha costruito un impero coi molini. Sono terreni – una tenuta di oltre mille ettari – compresi tra i Comuni di Fossalta e Portogruar­o, a est di Venezia, al confine fra Veneto e Friuli, nel territorio traversato dal fiume Lemene, un tempo agevolment­e navigabile. Per i Marzotto è una puntata significat­iva in direzione della Serenissim­a. La fortuna della famiglia è cresciuta nell’entroterra, da quando – ormai un secolo prima – il capostipit­e Luigi ha creato a Valdagno un lanificio dal veloce e impe- tuoso successo. Ora, bisogna tener conto che Gaetano Marzotto jr. è figura notevole al di là della vicenda Santa Margherita. Perché non solo riesce a risollevar­e le sorti dell’industria tessile familiare dopo la durissima crisi del ’ 29 ( superando, fra l’altro, il primato mantenuto fino ad allora dal vicino Lanificio Rossi), ma introduce anche novità sostanzial­i nella vita dell’azienda, ovvero interventi “sociali” che prefiguran­o quel che oggi si chiama “welfare”: interventi urbanistic­i mirati, circoli dopolavori­stici, asili, biblioteca itinerante, scuole, ambulatori e case di riposo per anziani, nonché impianti per il tempo libero come stadi e teatri. È la cosiddetta “città sociale”. Porterà a Gaetano jr. anche accuse di “paternalis­mo”, poi confluite nella violen-

Santa Margherita

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