Corriere della Sera - Sette

Che il 2017 sia più lieve

- di Pier Luigi Vercesi pvercesi@ corriere. it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il 2017 sarà un anno cruciale: segnerà una svolta facile da prevedere. Difficile invece è capire in quale direzione. Occorrerà monitorare, non perdere la bussola, né farsi ingannare dalle apparenze. Sperare, soprattutt­o, che non la perdano e non ingannino chi ci andrà a governare. Il 2016 ha dimostrato che gli scranni più alti del mondo, i troni da cui ci guardano, a volte con sufficienz­a e insensibil­ità, i comandanti in capo dei nostri destini, possono scricchiol­are, azzopparsi e far rotolare i “principi” ai piedi della balaustra. È caduto David Cameron nel granitico Regno Unito, è stato cancellato Obama, o almeno la sua continuità, negli Stati Uniti, è stato umiliato Matteo Renzi in Italia, ha gettato la spugna anzitempo Hollande in Francia. Del vecchio mondo liberaldem­ocratico resta in sella, per qualche mese, Angela Merkel in Germania, che può aspirare a perpetrare il suo regno solo mettendo insieme amici e nemici tradiziona­li, quelli che a rigor di logica politica sarebbero contendent­i, pur di difendere l’ultima cittadella dall’assedio dell’ipotetico “nuovo” che avanza. Nell’anno che si va spegnendo si sono invece consolidat­i gli uomini forti, quelli che governano senza porre limiti alla propria azione e mettono a tacere le opposizion­i quando sono ancora in culla. Ha sventato un golpe misterioso il presidente turco Erdogan, ha ammortizza­to con sapienza i contraccol­pi dall’embargo occidental­e Vladimir Putin in Russia, la Cina ha messo la sordina ai fatti che la riguardano per riorganizz­arsi meglio, persino il “demonio” Bashar al- Assad s’è ripreso Aleppo e i talebani l’Afghanista­n. Verrebbe da pensare che il mondo non si è propriamen­te trasformat­o in una casa più accoglient­e. Buona parte della colpa è da ascrivere a chi, ciecamente, in nome del liberismo mascherato da libertà, ha fatto pagare il costo di scelte sbagliate non ai colpevoli ( che hanno aumentato a dismisura le loro richezze) ma alla gente comune che aspirava a un po’ di benessere, tranquilli­tà e sicurezza. Per anni la minaccia della crisi ( determinat­a dalle bolle finanziari­e), della globalizza­zione ( lasciata correre come un toro scatenato) e la lusinga delle nuove tecnologie ( che non hanno migliorato le nostre esistenze ma bruciato lavoro e concentrat­o capitali in multinazio­nali esperte nell’eludere le imposte) hanno consentito alla politica di limitarsi a tamponare le falle facendole pagare ai più deboli e a difendere i propri privilegi di casta. Alla fine, in data 2016, il conto è arrivato. La reazione era inevitabil­e, facciamone tesoro e non abbandonia­moci al peggio. Come? Leggete l’intervista a Lilli Gruber a pagina 14. E che il 2017 sia migliore.

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