Che il 2017 sia più lieve
Il 2017 sarà un anno cruciale: segnerà una svolta facile da prevedere. Difficile invece è capire in quale direzione. Occorrerà monitorare, non perdere la bussola, né farsi ingannare dalle apparenze. Sperare, soprattutto, che non la perdano e non ingannino chi ci andrà a governare. Il 2016 ha dimostrato che gli scranni più alti del mondo, i troni da cui ci guardano, a volte con sufficienza e insensibilità, i comandanti in capo dei nostri destini, possono scricchiolare, azzopparsi e far rotolare i “principi” ai piedi della balaustra. È caduto David Cameron nel granitico Regno Unito, è stato cancellato Obama, o almeno la sua continuità, negli Stati Uniti, è stato umiliato Matteo Renzi in Italia, ha gettato la spugna anzitempo Hollande in Francia. Del vecchio mondo liberaldemocratico resta in sella, per qualche mese, Angela Merkel in Germania, che può aspirare a perpetrare il suo regno solo mettendo insieme amici e nemici tradizionali, quelli che a rigor di logica politica sarebbero contendenti, pur di difendere l’ultima cittadella dall’assedio dell’ipotetico “nuovo” che avanza. Nell’anno che si va spegnendo si sono invece consolidati gli uomini forti, quelli che governano senza porre limiti alla propria azione e mettono a tacere le opposizioni quando sono ancora in culla. Ha sventato un golpe misterioso il presidente turco Erdogan, ha ammortizzato con sapienza i contraccolpi dall’embargo occidentale Vladimir Putin in Russia, la Cina ha messo la sordina ai fatti che la riguardano per riorganizzarsi meglio, persino il “demonio” Bashar al- Assad s’è ripreso Aleppo e i talebani l’Afghanistan. Verrebbe da pensare che il mondo non si è propriamente trasformato in una casa più accogliente. Buona parte della colpa è da ascrivere a chi, ciecamente, in nome del liberismo mascherato da libertà, ha fatto pagare il costo di scelte sbagliate non ai colpevoli ( che hanno aumentato a dismisura le loro richezze) ma alla gente comune che aspirava a un po’ di benessere, tranquillità e sicurezza. Per anni la minaccia della crisi ( determinata dalle bolle finanziarie), della globalizzazione ( lasciata correre come un toro scatenato) e la lusinga delle nuove tecnologie ( che non hanno migliorato le nostre esistenze ma bruciato lavoro e concentrato capitali in multinazionali esperte nell’eludere le imposte) hanno consentito alla politica di limitarsi a tamponare le falle facendole pagare ai più deboli e a difendere i propri privilegi di casta. Alla fine, in data 2016, il conto è arrivato. La reazione era inevitabile, facciamone tesoro e non abbandoniamoci al peggio. Come? Leggete l’intervista a Lilli Gruber a pagina 14. E che il 2017 sia migliore.