Corriere della Sera - Sette

Edoardo Vigna

Cecelia Ahern ha scritto bestseller tradotti in tutto il mondo. Ora si rivolge ai più piccoli. E racconta: «Anna Frank ha cambiato la mia vita. E faccio l’elogio dell’imperfezio­ne»

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Nessuno badava ame e mia sorella. Eravamo bambine e mio padre, da quando i miei si erano separati – avevo 5 anni – ci portava con sé in ufficio, la domenica: lui lavorava sempre, e noi giocavamo con i telefoni sulla scrivania o con il computer... Intanto ascoltavo tutte le conversazi­oni: chi potrebbe mai pensare che una bambina stia a sentire i discorsi del capo del governo e dei suoi collaborat­ori? Eravamo con lui nei meeting, nei pranzi di lavoro, nelle manifestaz­ioni... Via via capivamo in che cosa consistess­e il suo lavoro. Per me è stata una lezione molto più grande, sulla politica, di qualsiasi discorso papà potesse farmi » . Non che queste lezioni ricevute, diciamo così, omeopatica­mente, dal genitore dovessero servirle subito. Cecelia Ahern, la bimba più piccola del quadretto dublinese, crescendo si è dedicata a ben altro che a seguire le orme di Patrick Bartholome­w Ahern, detto Bertie, uno dei leader più importanti d’Irlanda, “taoiseach” ( come si chiama il premier in gaelico) in carica per ben 11 anni, fino al 2008: lei ora, nel pieno della bellezza dei suoi 35 anni, è fra gli scrittori contempora­nei del suo Paese più famosi nel mondo, un paio dei suoi 15 libri – P.S. I love you e Scrivimi ancora ( Love, Rosie in originale) – sono anche diventate commedie romantiche di grande successo a Hollywood. In fondo, però, la politica l’aspettava al varco. Forse nel modo che meno lei stessa avrebbe potuto prevedere: con il suo primo libro “per ragazzi”. S’intitola Flawed, gli Imperfetti ( in Italia è edito da De Agostini Libri), e racconta di un futuro prossimo in cui un Paese « precipitat­o in un abisso di dissesti economici come conseguenz­a di cattive decisioni prese dai leader » , ( impossibil­e non trovare somiglianz­e con l’Irlanda del dopocrisi del 2008...), il governo decide di creare un comitato di sapore “robespierr­iano”, la Gilda, con il compito di inquisire gli individui accusati di essere – appunto – flawed, fallati: colpevoli, però sempliceme­nte di violazioni morali ( per quelle giuridiche c’è la solita procedura) nei confronti della società, i condannati per “imperfezio­ne” vengono marchiati con un “F” infamante in 5 possibili punti del corpo. A capo di tutto, un giudice, Crevan, che prenderà presto il control- lo di ogni cosa: finché si troverà di fronte la protagonis­ta, Celestine, che da brava e obbediente 17enne, diventa – mossa da un insospetta­bile desiderio di giustizia – la paladina dell’imperfezio­ne. E che troverà il suo destino finale nel secondo libro di questa mini- saga distopica, Perfect, che uscirà nel 2017. « In effetti, Flawed è libro “politico” » , dice con piglio deciso sotto il ciuffo biondissim­o. « L’ho scritto in poche settimane, con tanta rabbia e frustrazio­ne per ciò che mi veniva fuori, ma al tempo stesso ci ho messo amore e speranza » . Quella stessa energia per la quale, quando aveva 5 anni, la sorella maggiore di Cecelia ( anche in Flawed, Celestine ha una sorella) la chiamava la “suffragett­a”. « Avevamo visto il film Mary Poppins: una delle canzoni era, appunto, Sister Suffragett­e, a sostegno dei diritti delle donne, e io marciavo e danzavo con quella. Ma ero molto piccola, e poi non sono mai diventata un’attivista. A dirla tutta, io non ho un granché in comune con Celestine. Non sono una che rompe le regole. Non violo le leggi. Sono una brava ragazza. Lo sono sempre stata. Sono molto “noiosa” da questo punto di vista: non ho mai voluto prendermi grandi rischi. C’è solo una cosa che mi lega davvero al personaggi­o: il fatto che a un certo punto delle nostre vite abbiamo cominciato – a me è successo a 14 anni – a farci, e a fare, domande sulle cose importanti della vita. A pensare con la nostra testa. Ecco, in questo siamo uguali. Anch’io ascolto il mio cuore. Ciò che c’è dentro di me. E continuo a farmi domande, ora come allora » . Così, gratta gratta, i punti di contatto cominciano a inanellars­i. Come non vederne un altro in un’ulteriore confession­e di Cecelia? « Il libro che ho letto di più da ragazza è Il diario di Anna Frank. Quel libro ha cambiato la mia vita, l’ho aperto che avevo la stessa età di Anna. Spezza il cuore, e ha avuto un grosso impatto su di me. Io avevo paura di vivere in una società totalitari­a come quella. Tempo dopo, a vent’anni, ricordo di aver passato una notte intera a leggere le trascrizio­ni del processo di Norimberga… » . Non che non ci fosse posto per una vita da teenager normale: « Il numero uno, per me, era Michael Jackson » . Il mito giovanile di tutti i trentenni d’oggi. « Poi, come per ogni ragazzina, arrivavano le boy band » . Tipo? « I Take That. Inoltre, allora andavo in una scuola di danza: era un ambiente straordina­riamente aperto, con gente fantastica. Molti dei miei amici erano gay, c’erano molte ragazze nere, gente varia: far parte di quel mondo mi ha fatto diventare subito assai protettiva nei confronti dei miei amici. Ogni volta che mi imbattevo in qualcuno che non aveva la mente aperta, mi arrabbiavo subito. Emi accendevo parecchio! » . Riecco la futura “Celestine”, l’eroina di Flawed pronta a difendere d’istinto un’anziano “fallato” e a mandare il suo mondo all’aria, e per questo punita in modo esemplare dal di Cecelia Ahern, (p. 388, € 14,99) è edito in Italia da DeA, De Agostini Libri: nel 2017 uscirà il seguito, intitolato

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Mini-serie Flawed, gli Imperfetti,

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