Marco Piazza
Un ritratto in miniatura di quanto avviene oggi in Italia, Paese in perenne campagna elettorale, dove tutto si riduce a rissa da stadio, dove incuria e smania di costruire si stanno mangiando, pian piano, il patrimonio artistico e culturale. Un’immagine emblematica, una piccola ma significativa fotografia. Come quella di Francesco Piziali, giovane bruno, un bel paio di baffi neri, cravatta scura e pochette bianca. « Nell’Australia contrasse quel male che a soli 29 anni a morte lo trasse » era scritto sulla sua lapide. Data del decesso: 17 maggio 1911. Data dell’oblio: ottobre 2016. Perché la pietra tombale di Francesco Piziali da qualche settimana non esiste più, è finita in discarica. Parenti a reclamarla, non sembrano esserci. Così l’ultima traccia della sua storia è sparita per sempre. E la medesima sorte pare esser toccata ad altri quattro suoi concittadini, defunti nel primo ventennio del secolo scorso. Succede a Solto Collina, paese in provincia di Bergamo affacciato sul lago d’Iseo. Un borgo « rimasto immobile fino agli anni Cinquanta, quando il benessere ha cancellato la sua vocazione agricola, ha mutato le case, il paesaggio, la mentalità » . La descrizione è tratta dalla premessa del libro Da stelle a stelle. Memorie di un paese contadino, scritto per Laterza da Chiara Frugoni, nota storica medievista che a Solto ha passato tutte le estati, da quando era bambina e che nel 2013 ha ricevuto la cittadinanza onoraria. È stata lei a denunciare la distruzione delle lapidi storiche. Ha scritto al sindaco, ha coinvolto i giornali locali perché, a suo dire, non potevano essere rottamate. Il sindaco, Maurizio Esti, sostiene di aver agito nel rispetto della legge. Lo ha scritto in una lettera aperta ai cittadini di Solto in cui ha insinuato il sospetto che dietro la denuncia della storica ci fossero finalità politiche perché l’anno prossimo nel paese si vota e la polemica, si legge testualmente, « potrebbe esser stata artatamente costruita da qualcuno » . L’ultima parola dovrebbe scriverla la Sovrintendenza dei beni culturali, che per ora ha mandato una lettera al Co- mune per richiedere un resoconto dettagliato dei fatti corredato da documentazione fotografica. O potrebbe dirla il tribunale, visto che il sindaco annuncia di aver querelato per diffamazione la professoressa Frugoni, mentre lei ha restituito all’amministrazione la cittadinanza onoraria.
Sotto tutela. La denuncia della storica risale ai primi giorni dello scorso mese di novembre. « Io vivo a Pisa » , spiega Chiara Frugoni, « e a Solto vado due volte l’anno, in estate e in occasione della festa dei morti. A settembre mi ha telefonato un amico per dirmi che il Comune stava per smantellare un bel po’ di vecchie lapidi per far posto alle nuove. Si trattava di un abuso, perché le tombe che hanno più di settanta anni di vita sono poste sotto tutela e per rimuoverle c’è bisogno del permesso della Soprintendenza. Subito ho scritto al sindaco ma non ho trovato ascolto, lui ha negato tutto e la rottamazione è andata avanti. Allora mi sono rivolta ai giornali. Col risultato che quando sono tornata a Solto, per la festa dei morti, ho visto un terzo del cimitero