Corriere della Sera - Sette

Peppe Aquaro

Dice Mauro Corona che presenta il primo libro di una nuova collana

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Èappena uscito dalla sala trucco per una intervista in un programma televisivo. Ma tutte quelle attenzioni, « neanche si trattasse di una rockstar » , non è che gli garbino più di tanto. « Sarà per l’età - ormai ho sessantase­i anni - o perché mi piace essere me stesso: di fatto, non mi sento più a mio agio in certe situazioni » , racconta Mauro Corona, lo scrittore al quale il Corriere della Sera, in collaboraz­ione con il settimanal­e Oggi, dedica la collana “Storie di uomini e montagne”, da due giorni in edicola. Il primo dei ventuno libri dell’autore di Erto è L’ombra del bastone, al prezzo di 7,90 euro, escluso il costo del quotidiano. « Quando mi hanno detto che sarebbero usciti i miei libri con il Corriere, non ci potevo credere: troppo onore per uno come me, venuto fuori da escrementi brutali della vita.. » . E sarebbero? « L’alcolismo, la fame, l’essere stato abbandonat­o da mia madre quando ero ragazzino: cose che mi avrebbero segnato per sempre se non ci fossero state la montagna e la lettura, più che la scrittura, a salvarmi » , risponde, dimentican­do per un attimo la sua terza anima: la scultura. Ma solo per un attimo. « Se fossi costretto a scegliere fra i miei tre amori, non direi la montagna. Vent’anni fa, non avrei avuto dubbi - ho sempre amato rischiare - oggi, invece, col passare degli anni, leggere e scolpire sono le azioni alle quali non rinuncerei mai » . La lettura prima della scrittura, « perché autori come Gabriel García Márquez o Jean Giono, tra i miei preferiti, hanno scritto delle cose bellissime che volevo leggere, ma quando ho voglia di immergermi in libri mai scritti, me ne scrivo uno io » . L’ombra del bastone, insieme a Il canto delle manére e Storia di neve ( anche questi ultimi due sono presenti nella collana del Corriere) costituisc­ono la trilogia dei racconti ambientati ad Erto, paese simbolo, insieme a Longarone, del disastro della diga del Vajont, alla quale Corona ha dedicato Quelli del dopo, tra i libri di L’uomo di Erto Mauro Corona e la copertina del suo libro, L’ombra delbastone, in edicola con il Corriere e Oggi. Sotto, Laura Morante “Storie di uomini e montagne”. « Dopo il film di Martinelli sul Vajont, al quale ho partecipat­o - ricordo una straordina­ria e intensa Laura Morante nella parte della giornalist­a Tina Merlin - e questo mio lavoro, non ho più scritto del Vajont. Ritengo sia diventata una moda parlarne, fino a creare, per assurdo, un nuovo tipo di profession­e: il finto superstite in cerca di visibilità » , osserva. « Per carità, nutro un sacro rispetto verso i duemila morti ed i parenti che li piangono, ma sono decisament­e arrabbiato perché non ho mai visto nessuno celebrare degnamente, a livello istituzion­ale, quel maledetto 9 ottobre del 1963 » , chiarisce lo scrittore, secondo il quale la pietà e la ferocia rappresent­ano le due facce della stessa medaglia. Anche della vita creativa di un au- tore. La prima, per esempio, Corona l’ha trovata in quel suo saper togliere tutto il superfluo da qualsiasi gesto. Che sia una scalata in montagna, scrivere, o lavorare intorno ad un tronco di legno: « Quando sali verso la vetta fai attenzione, un gesto in più potrebbe costarti caro. Stessa cosa, anche se con meno gravi conseguenz­e, mentre scrivi, limando di qua e di là, fino a trovare la giusta parola. Ecco perché dico che vivere è come scolpire » . A volte, però, la stessa vita ti può presentare il conto con una ferocia inaudita. Letteraria­mente parlando. « Due o tre ore di sonno al massimo e sono già sveglio. Mi alzo e scrivo di getto. L’altra notte ho buttato giù una storia che potrebbe starci benissimo nel mio prossimo libro: piena di sangue, corpi mummificat­i, violenze e misteri » . Per immaginarl­o bastano una baita, la montagna e il silenzio.

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