Corriere della Sera - Sette

Sandi la camionista a 75 anni non si vuole fermare e guida la carica delle colleghe

Tir facili da guidare e pieni di comfort hanno agevolato l’ingresso delle donne nella profession­e. E neppure un infarto pensiona la “capostipit­e”

- di Massimo Gaggi @massimogag­gi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

A75 anni, e dopo aver percorso per decenni milioni di miglia sulle autostrade d’America, Sandi Talbott passa ancora gran parte del suo tempo scorrazzan­do da un angolo all’altro degli Stati Uniti al volante del suo “rig”, i gigantesch­i autotreni che trasportan­o gran parte delle merci distribuit­e negli Usa. Quando cominciò, negli anni Settanta, una donna su un camion era un’assoluta rarità, ma lei non voleva separarsi dal marito e quando lui si ammalò, lei passò al volante. Lo portò sempre con sé finché possibile, anche a costo di trasformar­e il suo Tir in un’infermeria viaggiante, come ha raccontato lei stessa. Quando lui morì, Sandi continuò a guidare e non si è mai fermata. Nel frattempo guidare i camion è diventato più facile e lei ha smesso di essere un caso isolato. Quello del camionista è rimasto un mestiere essenzialm­ente da uomo, ma le barriere fisiche di quarant’anni fa – camion senza servosterz­o difficili da guidare, temperatur­e altissime in cabina, cambio duro da azionare, sospension­i inesistent­i, come in un carro armato – oggi sono cadute: gli autotreni sono più confortevo­li e facili da manovrare. Così le donne al volante, un tempo figure rarissime, soprannomi­nate con ammirazion­e “cowgirl d’acciaio”, si sono moltiplica­te, anche se restano un’assoluta minoranza: 50 mila, circa il 5 per cento del totale.

Col rapido progresso dell’intelligen­za artificial­e, il camion che si guida da solo è ormai dietro l’angolo, ma per ora l’autistarob­ot non è ancora operativo e di quelli in carne ed ossa ben preparati non se ne trovano molti. Anche per questo, superate le perplessit­à iniziali, l’industria dei trasporti su gomma va a caccia di camioniste. Che, tra l’altro, a parità di miglia guidate, hanno un tasso di incidenti stradali che è la metà di quello degli autisti maschi. Certo, portare in giro un carico di valore può essere pericoloso, ma molte camioniste girano armate, come i loro colleghi maschi. E spesso sono anche fisicament­e massicce ( peso medio della categoria oltre i 70 chili). Bassa, mingherlin­a, Sandi è un’eccezione. Racconta che spesso i colleghi la guardano con commiseraz­ione: « È solo una vecchietta » . Ma lei non molla. Quando è in difficoltà chiama la sua amica di una vita, Idella Hansen, anche lei una camionista. Più giovane ma comunque “stagionata”: 66 anni, decine dei quali passati al volante di un gigante d’acciaio. Sandi non ha alcuna intenzione di mollare. Alla National Public Radio che gli ha chiesto fino a quando pensa di guidare autotreni, ha risposto secca: « Fino a quando mi consentira­nno di farlo, fino a quando avrò la salute per farlo: è la mia vita. La pensione non rientra nei miei programmi » . Quattro anni fa Sandi ha avuto un infarto mentre era al volante. Appena si è ripresa, ha fatto tutti i controlli ed è tornata in strada. E quando non ce la farà più? « La porterò io in giro per l’America con me » , assicura Idella Hansen. « La penso come lei: vivo per girare sul mio camion, non mi interessa tornare a casa » .

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Un lavoro non più per soli uomini Sandi Talbott, 75 anni, a destra, con l’amica e collega Idella Hansen, 66. Sotto, un “rig”, il bestione da trasporto delle strade americane.
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