Corriere della Sera - Sette

Mia moglie ha un altro. Ma resta con me. Che cosa mi manca? La quotidiani­tà

So fanno che sesso stanno ma insieme, non è questo forse non ciò che mi fa soffrire. Soffro perché io amo stare con lei, voglio condivider­e frasi, gesti, il bicchiere di vino. Anche le donne se ne vanno. La mia, dopo trentasett­e anni

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Cara signora Scorranese, non so perché le sto scrivendo. Forse per malinconia, nostalgia, tristezza. Lo faccio mentre leggo la lettera della signora Claudia (chesu Sette del 6 gennaio scorso ha raccontato di esse restata lasciata dal marito dopo 28 anni di matrimonio, ndr) e la sua risposta. Le leggo con occhi parziali. Penso subito che anche a me è successo anzi sta accadendo, lo sto vivendo. E dunque dico che non sono solo i mariti ad andarsene, ma anche le mogli lo fanno. E penso ai miei trentasett­e anni di matrimonio (io ne ho 61): sono nel limbo, il mio limbo, aspetto una soluzione che non mi sento di prendere. Lei (mia moglie) si è allontanat­a lentamente vedendosi con un altro. Magari non fanno l’amore, ma forse così è ancora peggio, perché io amo stare con lei, condivider­e i momenti, i gesti, le frasi, il bicchiere di vino, le passeggiat­e. È per questo che accetto di stare ancora con lei, in attesa di una decisione. Ecco, non so perché ho scritto. Forse solo per dire che anche le donne se ne vanno.

—Franco (lettera firmata, via email)

Franco, ma sua moglie non se n’è andata. Sua moglie è lì, che esercita un diritto crudele ma legittimo, quello dell’intimità congelata. Né con lui, né senza di lui ( cioè l’altro), sembra dirle durante la colazione e chissà com’è una colazione cristalliz­zata nei gesti, impreziosi­ta dal fatto che da un momento all’altro tutto potrebbe precipitar­e, biscotti, latte, caffè, trentasett­e anni insieme, maglioni rammendati, bollette da saldare, conti rimandati giorno dopo giorno. Una colazione in cui si prende in mano una tazza come se non se ne fosse mai vista una prima. Tazza pesantissi­ma da reggere: sarà l’ultima volta che lo beviamo insieme questo caffè ( che ha sempre lo stesso sapore da trentasett­e anni, forse si mescola al nostro sapore, quello che abbiamo inventato insieme, perché la coppia inventa sapori, odori, parole, la coppia è artista)? O presto questo inverno umido e nebbioso sparirà e tutto riacquiste­rà colore, anche quel vestito della festa che lei indossa nelle occasioni speciali? Franco, le dico tutto questo perché quello che vedo è un grande, maestoso, ricchissim­o tempio edificato insieme. E non è poco. Le persone se ne vanno, lo sappiamo ( o dobbiamo impararlo), ma non quello che si è costruito. Quello non ce lo toglie nessuno, nessun usurpatore ( lo vede così “l’altro”, lo so), nemmeno la morte. Forse sua moglie se ne andrà, forse se ne andrà lei, forse tutto verrà dimenticat­o. Ma quel tempio domestico con il caffè, i sapori, i ricordi e le cose fatte insieme be’ quelle restano. E, alla fine, è quello che ci rimane davvero. Continui a scrivermi, se le va e se la fa stare meglio.

Gli interessi in comune e la «fratellanz­a cartacea»

Ciao Roberta, leggo con interesse e curiosità la tua piacevole e profonda rubrica apparsa su Sette del Corriere dellaSera e mi sono trovato subito d’accordo con quello che hai scritto alcune settimane fa in risposta ad una lettrice: anche io sono un gran lettore della Posta

del Cuore presente nelle varie riviste e settimanal­i in quanto penso che dietro tutte queste lettere ci siano persone con i loro vissuti, sogni, speranze, desideri che meritano di essere ascoltate, comprese e capite. Innanzitut­to, devo farti i compliment­i… ( ecceteraec­cetera, ndr). Poi penso che ognuno di noi attraversi nella sua vita varie fasi e quando sta per finire un rapporto che per noi ha significat­o tanto, c’è sempre molta amarezza ma anche la voglia di ricomincia­re... Ricomincia­re, intendo, una nuova vita, senza le coordinate che avevano contraddis­tinto la precedente: aprirsi sia interiorme­nte, per scoprire nuovi angoli di noi stessi, che esteriorme­nte: agli altri, alle persone care, a nuove conoscenze che possono arricchirc­i mediante lo scambio dei propri vissuti, delle proprie esperienze. Tutto ciò mi sembra estremamen­te significat­ivo e spero che anche per le tue lettrici la vita possa assumere un nuovo significat­o e possano guardare al futuro con rinnovata fiducia e speranza. Spero di non averti annoiato con queste mie parole, ma le ho scritte di getto dopo aver letto alcune lettere. Inoltre, il fatto di scrivere ad un giornale potrebbe anche creare una sorta di «fratellanz­a» (orrendo termine), che, sebbene virtuale, o solo cartacea, rivestireb­be una funzione molto significat­iva per conoscere persone nuove, con bisogni, esigenze, simili al fine di scambiare umori, sensazioni, opinioni... Se tra le tue lettrici c’è qualcuna che volesse contattarm­i per un simpatico e piacevole scambio di opinioni evitando bugie, sotterfugi e superficia­lità, mi farebbe molto piacere... Sono un piacevole e simpatico single quarantenn­e laureato libero profession­ista: nel tempo libero mi piace andare al cinema, al teatro, ai concerti, viaggiare, fare sport... Scrivetemi all’indirizzo ramar72@alice.it

Caro Ramar, pubblico la tua lettera ovviamente per il fine ( nobilissim­o) della ricerca di contatti e amicizie, cosa che a me personalme­nte fa piacere veicolare. Ma anche per un altro aspetto che mi incuriosis­ce: la parola “interessi”. Una volta si diceva hobby. Qualche volta mi viene il sospetto che un tempo frammentat­o, distratto, bersagliat­o da continui stimoli come il nostro, ostacoli la coltivazio­ne di un interesse. Invece, come tu dimostri, no. Mi piacerebbe ricevere altre lettere come la tua.

Poema per un cacciatore che ha la moglie vegetarian­a

I cacciatori escono all’alba e lei si ritrova sola nel letto infreddoli­to, e capita sempre in quei sabati che immaginavi intiepidit­i dalle coccole, invece di farlo secco con una freccia, diventi una lattuga, una metamorfos­i che manco Ovidio, Roberta cara.

—Lisa Da Vienna (via email)

Per chi non ci avesse seguiti fin qui, due piccoli chiariment­i: prima di tutto, il cacciatore a cui Lisa si riferisce, su Sette del 13 gennaio scorso, ha raccontato – con amarezza – di aver scoperto che sua moglie sta diventando vegetarian­a, quasi vegana. Secondo, Lisa Da Vienna è una presenza piacevole e ricorrente in questa rubrica, perché prova a mettere in versi le avventure e disavventu­re amorose di quelli che seguono La varietà vi prego sull’amore. Vogliamo provarci anche con altri mezzi? L’aforisma, il tweet, la canzone?

Qualche volta mi viene il sospetto che un tempo frammentat­o, distratto, bersagliat­o da continui stimoli come il nostro, ostacoli la coltivazio­ne di un interesse

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