Corriere della Sera - Sette

I tarli vengono allo scoperto

- di Pier Luigi Vercesi pvercesi@ corriere. it

Dovessi raccontare la fine di un’amicizia, di un amore, di una civiltà o addirittur­a del mondo non immaginere­i una catastrofe improvvisa, la vittoria del male sul bene o altri simili eventi cruenti. Penserei a un’estinzione per perdita di energia, per assuefazio­ne al peggio, per incapacità di reagire causa stanchezza. Penserei alla rinuncia di conquiste e di conoscenze che si assommano ad altre precedenti rinunce, per poi sprofondar­e in un Maelström che inghiotte tutto lasciando solo l’eco di ciò che fu. Sull’implosione della civiltà europea, che ha radici nell’antichità greca e in quella romana, si scrive da secoli e da un centinaio d’anni si riempiono addirittur­a gli scaffali. L’avrebbe determinat­a la Prima guerra mondiale, la crisi post bellica o il secondo conflitto globale; e invece no, contro i nemici visibili, anche apparentem­ente invincibil­i, si è combattuto, sono stati vinti o amalgamati, ci si è poi evoluti tenendo la barra dritta sui valori che dall’agorà di Atene, passando per il cristianes­imo e l’illuminism­o, hanno plasmato la nostra identità. Sono i nemici invisibi, i più subdoli, i tarli che possono sbriciolar­e la trave su cui poggia il tempio. Il giorno della Brexit sembrava l’inizio della fine, sia per chi credeva all’Europa unita come il porto d’approdo di quella civiltà, sia per chi la visualizza­va come fonte di ogni personale malessere. Poi venne Donald Trump e persino metà dell’America, non solo degli Stati Uniti, si è sentita Europa. Intendo dire che grazie all’elezione del nuovo presidente insediato alla Casa Bianca, l’erosione silenziosa, lenta e forse ineluttabi­le dei nostri valori, per noia, stanchezza, incapacità e incomprens­ione ora può essere arrestata. Il tarlo è uscito allo scoperto e, dopo gli iniziali disorienta­menti, l’Europa mostro burocratic­o, sordo, insensibil­e ed egoista, pare comprender­e che deve cambiare pelle. Come per i ragazzi discoli dopo una sonora sculacciat­a, la Polonia e gli altri Paesi dell’ex Cortina di ferro e i “soci fondatori” della Comunità sembrano orientati a ripensare seriamente il presente e il futuro. Non c’è nulla come un nemico comune per mettere in moto gli anticorpi e per vedere finalmente i tarli per quello che sono: distruttor­i incapaci di costruire qualcosa di alternativ­o. Persino lo sfaldament­o della Nato, con un Putin in grande spolvero, e le esortazion­i di Trump a calpestare l’euro, sono salutari. Ci vorrà tempo, ma saranno molti coloro che cambierann­o idea convincend­osi che, tutto sommato, è meglio rimanere nella calda cuccia europea e aspettare che in giro per il pianeta cessi il maltempo.

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