I tarli vengono allo scoperto
Dovessi raccontare la fine di un’amicizia, di un amore, di una civiltà o addirittura del mondo non immaginerei una catastrofe improvvisa, la vittoria del male sul bene o altri simili eventi cruenti. Penserei a un’estinzione per perdita di energia, per assuefazione al peggio, per incapacità di reagire causa stanchezza. Penserei alla rinuncia di conquiste e di conoscenze che si assommano ad altre precedenti rinunce, per poi sprofondare in un Maelström che inghiotte tutto lasciando solo l’eco di ciò che fu. Sull’implosione della civiltà europea, che ha radici nell’antichità greca e in quella romana, si scrive da secoli e da un centinaio d’anni si riempiono addirittura gli scaffali. L’avrebbe determinata la Prima guerra mondiale, la crisi post bellica o il secondo conflitto globale; e invece no, contro i nemici visibili, anche apparentemente invincibili, si è combattuto, sono stati vinti o amalgamati, ci si è poi evoluti tenendo la barra dritta sui valori che dall’agorà di Atene, passando per il cristianesimo e l’illuminismo, hanno plasmato la nostra identità. Sono i nemici invisibi, i più subdoli, i tarli che possono sbriciolare la trave su cui poggia il tempio. Il giorno della Brexit sembrava l’inizio della fine, sia per chi credeva all’Europa unita come il porto d’approdo di quella civiltà, sia per chi la visualizzava come fonte di ogni personale malessere. Poi venne Donald Trump e persino metà dell’America, non solo degli Stati Uniti, si è sentita Europa. Intendo dire che grazie all’elezione del nuovo presidente insediato alla Casa Bianca, l’erosione silenziosa, lenta e forse ineluttabile dei nostri valori, per noia, stanchezza, incapacità e incomprensione ora può essere arrestata. Il tarlo è uscito allo scoperto e, dopo gli iniziali disorientamenti, l’Europa mostro burocratico, sordo, insensibile ed egoista, pare comprendere che deve cambiare pelle. Come per i ragazzi discoli dopo una sonora sculacciata, la Polonia e gli altri Paesi dell’ex Cortina di ferro e i “soci fondatori” della Comunità sembrano orientati a ripensare seriamente il presente e il futuro. Non c’è nulla come un nemico comune per mettere in moto gli anticorpi e per vedere finalmente i tarli per quello che sono: distruttori incapaci di costruire qualcosa di alternativo. Persino lo sfaldamento della Nato, con un Putin in grande spolvero, e le esortazioni di Trump a calpestare l’euro, sono salutari. Ci vorrà tempo, ma saranno molti coloro che cambieranno idea convincendosi che, tutto sommato, è meglio rimanere nella calda cuccia europea e aspettare che in giro per il pianeta cessi il maltempo.