Consegna pacchi
Si chiamava Giancarlo Siani, era un giovane cronista, molto precario (c’erano anche allora), girava per Napoli in Méhari. La camorra lo uccise nel 1985, a 26 anni
Se permettete, parliamo di calcio e dintorni. Scrive Vito Dadusc: « In risposta al suo affezionato lettore Roberto Patrizi, nostalgico di Roberto Mancini, uomo di grandissima classe non solo in campo, con le sue sciarpe che hanno dato via a uno stuolo di followers ( Siniša Mihajlovic in primis), io ho nostalgia invece delle giacche di Cesare Castellotti da Torino, dei saluti con la mano di Luigi Necco sommerso da tremila tifosi urlanti, della faccia spaventata di Tonino Carino da Ascoli. Nostalgia di Novantesimo minuto, di quel calcio, di quei giornalisti magari un po’ provincialotti ma genuini ed autentici! Oggi, il teleschermo è piatto, come la passione » . No, le giacche di Castellotti no! Non è vero, poi, che il teleschermo oggi sia piatto. E, in quanto a eleganza, la prego di prendere in considerazione le camicie con i collettoni di Alessandro Bonan, il drop impeccabile di Leonardo. Ovviamente, il Mancio è un’altra cosa, ma il Mancio sarà sempre un’altra cosa.
DONNA IMMA. Il lettore Paolo Di Betta ha massacrato, l’altra volta, le serie tv “gialle” italiane. Gli risponde Pio Ciampa: « Caro Di Betta, si guardi Gomorra. “Volevo che le mie parole fossero un pugno nello stomaco, che togliessero il sonno”, Roberto Saviano. Gomorra, la serie, ti leva il respiro. Ti fa rimpiangere le belle immagini da cartolina di Napoli, con Posillipo, pizza e mandolino. Tragedia napoletana, il coro con i rapper e i neomelodici. Una fotografia con colori da inferno dantesco. Donna Imma, Chanel, il Principino, Malacarne, don Pietro popoleranno i suoi incubi. La serie è bella come il romanzo. Non è una finzione. Quand’ero ragazzo mi ricordo un giovane cronista, Giancarlo Siani, girava con una Méhari, fu ucciso dalla camorra » . Sottoscrivo ogni parola. Su Giancarlo Siani, Antonio Franchini ha scritto L’abusivo. Un romanzo struggente. Un capolavoro.
QUINTA PUNTATA dellaVita di Kim Novak di Santi A. Urso. Eravamo rimasti al potente e odiatissimo produttore Harry Cohn che ha appena litigato con Rita Hayworth, la sua gallina dalle uova d’oro, e cerca disperatamente una sostituta. Si presenta una certa Marilyn Novak... « La Novak non fece neppure in tempo a presentarsi che Harry Cohn, despota ma velocissimo nelle decisioni, sentenziò: “In due anni questa ragazza sarà la numero uno. Come hai detto che ti chiami?”. Novak si poteva accettare, Marilyn no: a Hollywood cen’era già una, famosissima. Dopo aver stabilito che la ragazza aveva un animo che oggi definiremmo ambientalista, per il suo impegno nella difesa degli animali ( a Chicago, sulla porta di casa, aveva un cartello con la scritta: portate qui gli animali smarriti e malati), Cohn pensò di chiamarla Kit, cioè gattina. “Io sono una tigre”, mise subito in chiaro lei, ottenendo due risultati, uno buono, il nome d’arte Kim, l’altro meno: il divieto di pensare ad altro che alla carriera » . (fine quinta puntata – continua)
Nostalgia di Roberto Mancini. Un lettore celebra la sua limpida classe anche fuori dal campo e accusa Siniša Mihajlovic di copiargli le sciarpe