Cavalli di razza
Paul Ryan, già candidato alla vicepresidenza nel 2012 al fianco di Mitt Romney, oggi si sta spellando le mani a forza di applaudire Trump. Altro che Razzi e Scilipoti...
La grande Margherita Hack, che se ne andò dopo aver bollato il nostro Paese come « il massimo esempio di pubblica prostituzione » del mondo, non fece in tempo a vedere il primo discorso al Congresso di Donald Trump al cospetto dei suoi spiritati tifosi. Lo show di Paul Ryan, l’ex avversario che ad ogni sillaba del nuovo presidente si spellava le mani e si alzava in piedi per trascinare all’applauso i repubblicani con l’entusiasmo eccitatissimo d’una « groupy girl » sedicenne all’apparire del suo idolo, ha fatto impallidire infatti perfino figure come Domenico Scilipoti, Antonio Razzi e tutti gli altri voltagabbana italiani. Ottantaquattro applausi ha preso, The Donald. E per ottantaquattro volte il più infervorato è stato lui, il Presidente della Camera dei rappresentanti, già candidato alla vicepresidenza nel 2012 al fianco di Mitt Romney, già indicato durante le primarie repubblicane come possibile alternativa al magnate newyorkese. Ma soprattutto implacabile fustigatore, durante tutta la campagna elettorale, delle sortite dell’istrionico miliardario che sarebbe stato eletto alla Casa Bianca. Trump insultava il magistrato Gonzalo Curiel ( che si era occupato della class action per truffa contro l’ex università trumpiana) come « un messicano » ? Ryan bacchettava: « Sconfesso completamente i suoi commenti, sono indifendibili, è razzismo da manuale » . Per insistere giorni dopo: « Ciò che mi dà fastidio di quelle dichiarazioni è che non riflettono chi siamo o cosa pensiamo come repubblicani: l’idea che l’etnicità o la razza di qualcuno possa aver conseguenze sul suo lavoro è all’opposto del nostro pensiero » . Trump pubblicava sul profilo Twitter un fotomontaggio con Hillary Clinton, un tappeto di banconote e la stella a sei punte dello sceriffo per sottolineare la sua accusa alla rivale democratica di essere « il candidato più corrotto di sempre » ? Ryan intimava: « Trump deve ripulire i suoi profili social network » . Trump attaccava la Nato dicendo che « come concetto va bene, ma all’atto pratico funziona solo se ci siamo noi dentro » e lamentandosi perché « regaliamo centinaia di miliardi di dollari per sostenere paesi che sono, in teoria, più ricchi di noi » ? Ryan lo correggeva: « La Nato è importante ora come direi lo è stata in tutta la mia vita » . Trump elogiava a più riprese Vladimir Putin dicendo che « è un grande leader, molto più di quanto sia stato il nostro capo Obama » e promettendo in caso di elezione che avrebbe avuto « ottimi rapporti » col presidente russo? Ryan faceva diffondere dal portavoce Brendan Buck una nota che diceva l’esatto contrario: « La Russia è una minaccia globale guidata da un mascalzone subdolo » . Trump ignorava ostentatamente la richiesta di dire quanto pagava di tasse? Ryan gli rinfacciava: « Io ho rilasciato la mia dichiarazione dei redditi, penso che anche lui dovrebbe pubblicare la sua » . Trump veniva svillaneggiato dal video in cui diceva che « se sei un vip alle donne puoi fare qualsiasi cosa » ? Ryan faceva la faccia schifata: « Sono disgustato. È indifendibile » . Trump sparava a zero contro tutti gli islamici, ironizzava sulla madre del soldato americano islamico morto in Iraq e minacciava lo stop agli immigrati musulmani? Ryan stigmatizzava: « Molti musulmani americani hanno servito con valore nelle nostre forze armate e hanno compito l’ultimo sacrificio. Il capitano Khan è uno di questi. Un test di religione per entrare nel nostro Paese non riflette i valori fondamentali dell’America. Io lo respingo » . Tutto passato. Trump ha vinto e lui si è messo in riga. Entusiasta. Con ottantaquattro applausi, anche sul « grande, grande muro di confine con il Messico » e lo zelo ardente dei convertiti. Altro che Razzi e Scilipoti…