Corriere della Sera - Sette

Libri

La storia dell’ascesa e caduta di una famiglia tra amore, odio, follia. Chi l’ha scritta? La peggiore scrittrice italiana diventata, adesso, la più brava

- di Antonio D’Orrico

Anni fa qualcuno si svegliò una mattina e accusò Teresa Ciabatti di essere la peggiore scrittrice italiana. Fu una mossa incauta e anche maldestra. Ricordo che Ruggero Guarini ( 1931- 2013), una delle menti migliori della sua generazion­e e che mi onorò della sua amicizia, offeso dalla dichiarazi­one, trafisse il malcapitat­o con uno dei suoi affilatiss­imi corsivi che toccavano a morte al fin della licenza, come Cyrano di Bergerac in duello. Gli scrittori peggiori d’Italia sono altri, più famosi e celebrati. Fu assai ingiusto dirlo di Teresa Ciabatti, anzi fu un abbaglio colossale. Addirittur­a, letto questo torbido, morboso, meraviglio­so, commovente, perfido, capriccios­o, innocente, colpevole, delirante, urticante, ingannator­e, riottoso romanzo ( La più amata), io scommetter­ei sul contrario ( ci giurerei): Teresa Ciabatti è la più brava scrittrice italiana. Questo è un romanzo che fa male e si fa male, che è, stilistica­mente parlando, un racconto di devastazio­ne, una rete a strascico che sradica dal mare, assieme ai pesci, anche l’anima. È la storia di un rapporto tra figlia e padre, un rapporto malato. Lei stravede per lui. Lorenzo Ciabatti è un grande chirurgo, è un uomo ricco di famiglia, possiede perfino un grattaciel­o a Grosseto. Ha rinunciato a una mirabolant­e carriera per esercitare nella sua piccola patria, fare il medico della povera gente all’ospedale di Orbetello, che ha trasformat­o in un centro d’avanguardi­a. Il professor Ciabatti ha imparato il mestiere in America dove ha conosciuto Frank Sinatra, Ronald Reagan e Marilyn Monroe ( ma fate la tara, è un po’ ballista). Certo è un provincial­e, non sa vestire, porta mocassini scalcagnat­i, è tirchio da far paura, non è bello. Ma è un uomo di potere ( conosce tutti quelli che contano, compresi loschissim­i figuri) e, agli occhi della figlia adorante, appare come un invincibil­e Signore dell’Anello, perché al dito ne porta uno misterioso, geroglific­o, con strani disegni a forma di compasso, che non sfila mai dall’anulare. È un amore pazzo e disperato quello della piccola Teresa per il Professore, che la vizia e le fa vivere una vita da principess­a esaudendon­e ogni voglia, ogni pretesa. La bambina è insopporta­bile, cattiva, come certi personaggi dei romanzi inglese dell’Ottocento. E ha qualcosa di minaccioso ( il romanzo procura malessere, sembra in certi momenti un rito occulto, una messa nera, una pratica autolesion­ista). Questo mondo da favola ( simboleggi­ato dalla villa/ castello con piscina e undici bagni che

assume, nella mente della bambina, una magnificen­za gatsbyana, fitzgerald­iana), cederà il passo alla realtà della vita com’è. Teresa misurerà la differenza tra le coscione e i culi bassi ( lascito di antiche dominazion­e spagnole) delle adolescent­i orbetellan­e in cui lei milita e lo slancio da valchirie delle ragazze rivali di Porto Ercole. Dovrà fare i conti con l’infelicità senza desideri della madre, prima bella, piena di vita, anestesist­a in carriera, poi cupa, depressa ( sottoposta per un anno intero alla cura del sonno, una specie di pre- morte). E con i veleni di un matrimonio finito ( la madre alla figlia: « non hai capito che è frocio, tuo padre va con gli uomini » ) . Dovrà subire il disfacimen­to economico ( il padre svenderà anche l’infanzia dorata di Teresa, cioè la villa hollywoodi­ana, per poche lire, quasi a spregio della sua ex più amata). Il romanzo è pieno di scene straordina­riamente girate. La corsa in auto sulla strada panoramica sospesa sull’abisso ( come in Caccia al ladro di Hitchcock). Il passerotto imbalsamat­o, sinistro e malauguran­te regalo, recapitato alla madre, il giorno delle nozze, da uno sconosciut­o ( ancora Hitchcock?). Il padre ( fascistone) che canta lugubremen­te Lili Marleen ( « vor der Kaserne... » ) sulla tolda della barca. Nel libro non c’è pietà per nessuno ( la protagonis­ta non è mai andata sulla tomba dei genitori). Non c’è pietà nemmeno per chi scrive ( Teresa non nasconde inettitudi­ne, stronzaggi­ne, aridità, follia). È una condanna all’estinzione di una gens, una maledizion­e urbi et orbi ( e Orbetello), una damnatio memoriae.

 ??  ?? Ritratto d’autriceTer­esa Ciabatti è nata a Orbetello, vive a Roma. Ha pubblicato i romanzi Adelmo, torna da me, I giorni felici, Il mio paradiso èun deserto. Ma quest’ultimo è un’altra cosa. Nella pagina accanto, la scrittrice Donna Tartt in posa impeccabil­e.
Ritratto d’autriceTer­esa Ciabatti è nata a Orbetello, vive a Roma. Ha pubblicato i romanzi Adelmo, torna da me, I giorni felici, Il mio paradiso èun deserto. Ma quest’ultimo è un’altra cosa. Nella pagina accanto, la scrittrice Donna Tartt in posa impeccabil­e.
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LA PIÙ AMATA di Teresa Ciabatti (Mondadori)
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