Corriere della Sera - Sette

Saggistica

La parabola di Marco Pannella e la crisi irreversib­ile del suo partito sono la metafora di un Paese che non ama la laicità e le libertà civili

- di Diego Gabutti

Quando l’antipoliti­ca, prima di trasformar­si in una sorta di Rocky Horror Picture Show, era un’impresa seria e importante, che non parteggiav­a come oggi per la conservazi­one ( decrescita, odio superstizi­oso per la scienza, nichilismo istituzion­ale) ma si proponeva di modernizza­re il Paese, Marco Pannella e i suoi commando radicali erano la prima linea della rivoluzion­e. Era l’Italia degli anni Settanta, il Bel Paese delle P38 e del compromess­o storico, dove da un pezzo la libertà, come si dice, aveva smesso di « fare problema » . Popolata da antidivorz­isti, marxisti bacchetton­i, fanatici delle leggi speciali, antiaborti­sti, proibizion­isti a prescinder­e, cacciatori di « froci » , neofascist­i disposti a tutto e ultras del comunismo armati fino ai denti, era un’Italia che praticava l’ « ultraviole­nza » in stile Arancia Meccanica e dove si coltivavan­o idee che non erano mai particolar­mente chiare ma che in compenso erano sempre fisse e deliranti. In questo mondo impazzito, che viveva l’evoluzione liberale dei costumi come un incubo, il Partito radicale di Marco Pannella era una delle rare oasi di sanità mentale, come racconta con passione e commozione Giovanni Negri ne L’Illuminato, che è contempora­neamente una storia dei radicali nei giorni dei grandi referendum e della massima espansione del partito, un memoir a suo modo malinconic­o, un panegirico di Marco Giacinto Pannella ( « Giacinto » in onore d’uno zio prete) e una presa di distanza dagli ultimi avatar dell’antipartit­o pannellian­o, frantumato in una miriade d’associazio­ni, tutte a far da corona al leader, trasformat­o in una sorta di Budda della misericord­ia. Diventato radicale giovanissi­mo, verso la metà degli anni Settanta, quando gli studenti liceali tifavano piuttosto per le Brigate Rosse e per gli autonomi, Negri era uno di quelli che marciarono impavidi sotto il fuoco nemico: le scomuniche dei clericali, i risolini affettati della destra laica, le legnate dei comunisti ufficiali, la superbia e le minacce di quelli invasati. Come Pannella, Negri era un liberale di sinistra e un « moderato intransige­nte » . Col tempo, come tutti i beniamini del Chronos radicale, sarebbe diventato anche lui uno dei « figli divorati » e, non condividen­do la sterzata « transnazio­nale » e sempre più pannelloce­ntrica del partito, avrebbe lasciato la politica per l’imprendito­ria vinicola ( e per il romanzo poliziesco). Ma prima di passare ad altro, come prima o poi capita a tutti, Negri fu un radicale di rango, e dal 1984 al 1988 anche il segretario del partito. Era in trincea, dove Pannella guidava le sue truppe sbraitando più come un sergente maggiore che come un maestro zen, negli anni del divorzio e dell’aborto, dei sequestri e delle campagne garantiste per la « giustizia giusta » , del caso Moro e del caso Tortora. Nell’Italia del Terrore giustizial­ista, del lungo cinepanett­one berlusconi­ano e oggi dell’indicibile, non c’è più stato spazio per i radicali. Pannella finì per trasformar­si nel grande Mahatma tabagista, i suoi seguaci storici ( Negri con loro) si dispersero e quanto alla libertà, che prima sempliceme­nte « non faceva problema » , d’improvviso divenne un fastidio per i moralisti al potere e un ostacolo per i populisti all’arrembaggi­o.

 ??  ?? L’ILLUMINATO. VITA E MORTE DI MARCO PANNELLA E DEI RADICALI di Giovanni Negri, Feltrinell­i 2017, pp. 198, 16 euro, eBook 9,99 euro UNA LIBERTÀ FELICE. LA MIA VITA di Marco Pannella, Mondadori 2016, pp. 178, 19 euro, eBook 9,99 euro OLTRE CHIASSO, di...
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