Israele, sotto il sole di un nuovo rinascimento
Dopo la seconda Intifada, a partire dal 2010 è iniziata una ripresa che ha visto sorgere nuovi musei, riqualificare aree degradate con hipster e musica a tutto volume
Un candore luminoso si sprigiona dalle mura di Gerusalemme nell’aria tersa del tramonto. Si riverbera dagli edifici in pietra calcarea e, per contrasto, si fa ancora più intenso durante l’ora blu, quando il giorno scivola nel crepuscolo. Per questo la chiamano “la città d’oro”. Un’eredità di migliaia di anni fa, quando le case venivano costruite con la pietra bianca proveniente dai monti vicini; eredità raccolta nel 1921 da Herbert Samuel, Alto Commissario della Palestina durante il Mandato britannico, che rese obbligatorio ricoprire di questo materiale anche le nuove costruzioni. Chi arriva a Gerusalemme non può non avvertirne, prepotente, il fascino. Città santa per le tre grandi religioni mo-
noteiste – ebraismo, cristianesimo e islam –, luogo di difficili convivenze e di conflitti, qui più che altrove il legame tra passato e presente resta forte e denso di significato. Per rendersene conto, basta camminare per le vie della Città Vecchia che si estende su un’area di circa un chilometro quadrato, circondata dalle mura fatte costruire nel 16mo secolo da Solimano il Magnifico e divisa in quattro quartieri – ebraico, armeno, cristiano e musulmano. A pochi passi l’uno dall’altro convivono architetture che recano l’impronta di storie e culture differenti: il Muro Occidentale, dove gli ebrei offrono le loro preghiere infilando frammenti di carta nelle fessure tra le pietre; la Via Dolorosa, percorsa da Gesù per arrivare al Golgota, e la basilica del Santo Sepolcro; la Cupola della Roccia, santuario islamico completato nel 691 d. C. sul Monte del Tempio.
Un cambio di ritmo. Sarebbe però riduttivo pensare a Gerusalemme solo nella sua valenza sacra. In realtà, dopo una battuta d’arresto negli anni successivi