Francesca Pini
Recenti scavi hanno portato alla luce il teatro greco. Che sarà “visitabile” anche grazie alla realtà virtuale
Eppur non si muove, eppure c’era, ma lo si pensava da un’altra parte. Le fotografie aeree hanno messo sulla strada giusta gli archeologi del Parco della Valle dei Templi di Agrigento. Dove procede il disseppellimento del teatro greco ellenistico individuato di recente e che, una volta emerso nella sua totalità, farà di questo luogo, già patrimonio dell’Umanità Unesco, il più grande e importante sito archeologico siciliano, che ha visto crescere i suoi visitatori passando dai 550 mila del 2012 ai 700 mila dell’anno scorso. E una volta tanto i soldi ci sono ( 390 mila euro derivati dalla vendita di biglietti) per proseguire i lavori di una seconda campagna di scavo. « Nella prima sono emerse la parte della summa cavea e le due aree di analemma ( muro portante) » , spiega Giuseppe Parello direttore del Parco. « Per ora si vede questo muro semicircolare e le concamerazioni aggregate: non è un teatro scavato nella roccia almeno nella parte più alta, è un teatro realizzato attraverso delle costruzioni in elevato, ossia dei muri che formano delle camere poi riempite di un battuto molto compatto, sul quale poi venivano realizzate le gradinate » . Una tecnica costruttiva tarda, di periodo ellenistico, posteriore ai templi di circa tre secoli. « Di Akagras si conosceva la sua importanza nel periodo classico, ma non in quello ellenistico, mentre questa scoperta ci fa capire che tutta la zona dell’Agorà era molto ricca e scenografica nel suo impianto. Il periodo ellenistico della città era ritenuto di decadenza, mentre da ciò che sta emergendo si vede che era opulenta, con grandi strutture pubbliche. Stiamo lavorando anche sul teatro romano, già noto negli Anni 90, e stiamo proseguendo gli scavi: il teatro romano è all’interno di una grande piazza triportica, gli elementi che abbiamo rinvenuto sono piuttosto consistenti così da permetterci di ricostruire