Corriere della Sera - Sette

VINCE LA LEGA

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«M atte ti passo la cravatta verde?». «Eli sei fuori? Ma lo sai da dove arriva quello lì… E lo sai quanti voti abbiamo preso a casa sua?». Il giorno dell’incarico al Quirinale, la first lady della porta accanto, Elisa Isoardi di Monterosso Grana (Cuneo) strabuzza gli occhi da cerbiatta. Diciamolo: Salvini da ragazzo mai si sarebbe sognato di diventare presidente del Consiglio, figuriamoc­i di far innamorare una fioeula così. E allora che sarà mai salire al Colle e mostrare al Mattarella chi comanda? I voti veri li ha presi lui. Alfano e Lupi sono ai giardinett­i, Giorgina Meloni è finita pure lei sotto la soglia di sbarrament­o. Gli mancano 12 senatori, e va bene, ma 12 grillini che cambiano casacca si trovano in cambio di un panino alla salamella. Macron è diventato presidente della Francia senza essere mai stato eletto neanche in un consiglio di quartiere. Ma era stato un brillante banchiere, poi un funzionari­o di Stato, quindi ministro dell’Economia. Salvini diventa premier senza aver mai fatto l’assessore comunale, governerà l’Italia senza aver mai governato nemmeno una comunità montana. In compenso fa politica da 28 anni (all’epoca ne aveva 20), ed è l’unico lavoro che ha fatto in vita sua. Di idee ne ha poche il Matte, ma chiare: 1) Aliquota unica al 15%; 2) Abolizione della legge Fornero e aumento delle pensioni da finanziare con i proventi delle sagre di paese; 3) Abolizione dell’euro, anzi no, diciamo riscrivere i trattati europei sotto la dettatura del sedicente-economista-geniale Claudio Borghi Aquilini; 4) Aiutare i migranti nei loro Paesi, mandando migliaia di marò a creare dei resort nel mezzo della Libia in guerra; 5) Sostegno totale a Putin (il Matte, attratto da tutti i tamarri al potere nel pianeta, voleva farsi amico anche il nordcorean­o Kim Jong-un, ma poi ha lasciato perdere per non irritare The Donald). E l’ipotesi Luca Zaia premier? Maddài. Troppo razionale per essere verosimile. Ps: il presidente della Commission­e Ue Junker, però, ora potrebbe risparmiar­si tante dichiarazi­oni accorate. E così il presidente del Consiglio europeo Tusk e pure il grande esperto di affari italiani Martin Schulz, appena umiliato dalla Merkel alle elezioni tedesche. Dov’erano l’estate scorsa, e quella prima, e quelle prima ancora, quando centinaia migliaia di immigrati venivano soccorsi nelle nostre coste, mentre gli altri Paesi della sedicente Unione si facevano gli affari loro?

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