Corriere della Sera - Sette

VINCONO I 5 STELLE

- * Deputato e avvocato ** Economista euroscetti­co

Il complotto per farli perdere sembrava perfetto. Il famigerato “Pareggellu­m”, l’emendament­o alla legge elettorale proposto da Alleanza Popolare (e approvato dopo un dibattito lampo frenato da un super-canguro), nascondeva un algoritmo apparentem­ente spietato: a ogni possibile risultato faceva corrispond­ere un governo di larghe intese Pdcentrist­i-Forza Italia. E invece, sappiamo come è andata. Un baco nel sistema che nessun costituzio­nalista aveva previsto. Sarà che il centrodest­ra si è diviso tra 12 candidati, Salvini, Meloni, Santanchè, Parisi, Fitto, Toti, Alfano, Osvaldo Napoli, Cattaneo, Ravetto, Sgarbi, Samorì, tutti tra il 10 e lo 0,1%. Sarà lo scandalo che ha travolto Renzi a tre giorni dal voto, quel video in cui il babbo gli suggeriva la frase vincente alla Ruota della

fortuna. E così adesso Luigi Di Maio sta per diventare il più giovane presidente del Consiglio dell’Italia repubblica­na, oltre che il terzo, dopo Craxi e D’Alema, a non essere laureato (peraltro è l’unico premier ad avere ancora più certezze dei due predecesso­ri). Mentre sale al Quirinale, avvolto in uno di quei suoi completi blu navy tendenti all’elettrico, Di Maio in testa ha un solo timore. E se anche lui, come l’amica Virginia a Roma due anni prima, fosse vittima di un complotto per farli vincere? Per cominciare, Gigino sa che dovrà ringraziar­e l’eterno rivale Di Battista (ringraziar­e? ah, complotto!), già pronto con gli scatoloni davanti alla Farnesina: in sella alla moto nera – mentre la mamma lo seguiva in treno con le camicie stirate – il Dibba si è girato tutta l’Italia, e nemmeno la fresca paternità ha fermato le sue groupie scatenate. Grillo, intanto, avvistando rogne, è partito per una tournée in Russia con Manlio Di Stefano, che a una poltrona da sottosegre­tario ha preferito il nuovo ruolo di agente del fondatore nei territori dell’amico Vladimir. La realtà è che il primo ministro incaricato, lì tra i due corazzieri (militari anche qui, proprio come nel Venezuela di Pinochet: ah, complotto!) si sente terribilme­nte solo. E ora chi glielo dice a Mattarella che per la lista dei ministri deve aspettare il verdetto del popolo del web? Ma poi, in un istante di crisi mistica che pare abbiano provato anche alcuni Pontefici, affacciand­osi la prima volta dal balcone su piazza San Pietro: ma questo “popolo del web”, siamo proprio sicuri che esista davvero?

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