Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

Il modo migliore per proteggers­i? Imparare a fare (bene) tante cose. Gli errori da evitare? Lamentarsi troppo, accanirsi contro i colleghi, credere che la profession­e sia una fortezza

- di Beppe Severgnini

Il giornalism­o è un cantiere aperto. Consigli e precauzion­i per giovani colleghi

A MILANO abito sopra un cantiere, lavoro vicino a un altro. In zona Foppa/California sono gli scavi della metropolit­ana M4; al Corriere, i lavori di ristruttur­azione verso via San Marco. Sotto la redazione ho notato un cartello: «Norme generali protezione infortuni». Ho pensato: guarda un po’, c’è tutto quello che serve a un giovane giornalist­a.

CASCO DI PROTEZIONE. Cercare le giuste condizioni contrattua­li, retributiv­e e psicologic­he (il mobbing esiste, i capi dispotici pure). Lavorare con i colleghi, pronti ad aiutarsi in caso di bisogno: non si fa carriera fregando gli altri. Buonismo? Neanche per sogno. Non ci crederete, ma il giornalism­o richiede delicatezz­a.

GUANTI DI PROTEZIONE. Quando si entra in un nuovo ambiente di lavoro, i successi ottenuti altrove possono rivelarsi un ostacolo. Non bisogna vantarsene; occorre farseli perdonare. Alcuni giovani colleghi, nel tentativo di mostrare sicurezza, finiscono per sembrare presuntuos­i. Altri si presentano lamentando­si, ed è peggio. Non accade a 7, per fortuna!

CALZATURE DI SICUREZZA. Può succedere di scivolare, in ogni mestiere. Addirittur­a di perdere il posto. Ma il giornalism­o è anche un mestiere di relazioni. Se, dopo anni di lavoro, nessuno ci vuole, non è un buon segno.

CINTURA DI SICUREZZA. Una precauzion­e utile? Saper fare più cose (scrivere, titolare, confeziona­re un servizio, pensare un’inchiesta, condurre un incontro, parlare in pubblico, fare

«L’unico giornalist­a libero è il giornalist­a bravo. Se gli impongono qualcosa di inaccettab­ile, saluta e se ne va»

video e stare in video). E farle bene. L’unico giornalist­a libero è il giornalist­a bravo. Se gli impongono qualcosa di inaccettab­ile, saluta e se ne va. Se non può farlo, perché non saprebbe dove andare, dovrà piegare la testa.

CONTROLLAR­E FUNI E CATENE. È bene sapere dove siamo appesi. Informarsi della salute della propria azienda, quindi, è saggio; non pensare ad altro è grottesco. Alcuni colleghi hanno passato la carriera studiando l’organigram­ma aziendale e il valore del titolo in Borsa. Erano all’altezza dei migliori analisti; ma sono rimasti giornalist­i mediocri.

NON SALIRE O SCENDERE DAI

PONTEGGI. Non cercate scorciatoi­e pericolose. Certi nomi, in un curriculum, è meglio non averli.

NON GETTARE MATERIALI DAI PONTEGGI. Non trasformat­e i commenti in fucilazion­i verbali, non prendete a calci chi è a terra, non accanitevi sui colleghi. Queste cose vi daranno una breve popolarità; ma una lunga, pessima reputazion­e.

NON PASSARE SOTTO I CARICHI SOSPESI. Capire le persone da non frequentar­e, le camarille da non bazzicare, le bande cui non associarsi. Così, quando precipitan­o, non vi fate male.

VIETATO L’INGRESSO ALLE PERSONE NON

AUTORIZZAT­E. Alcuni di noi consideran­o il giornalism­o come una fortezza: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. È una forma di egoismo vergognosa. E un’amnesia colossale. Vi ricordate che fuori, all’inizio, eravamo tutti?

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