Corriere della Sera - Sette

Cos’è un Tedesco?

Oggi sono più aperti ed ecologisti, ma continuano a non rinunciare ai sandali. In Germania si cambia per restare, in fondo, sempre gli stessi

- di Danilo Taino

ISANDALI CON LE CALZE, naturalmen­te, definiscon­o un tedesco. E l’asciugaman­i steso sulla sdraio migliore della spiaggia di prima mattina, mentre in albergo fa una lunga colazione: previdente; e un po’ invadente. C’è però dell’altro. Goethe? Bach? Kant? Humboldt? Sì: legge molti libri e molti giornali; va a teatro e alla filarmonic­a; venera la scienza e classifica millepiedi e piante grasse. Il guaio è che non è ancora tutto, anzi: questo è il tedesco che si poteva raccontare già prima dell’immensa tragedia ottanta, novanta, cento anni fa. E ancora oggi suscita la domanda di come possa un popolo così solido e istruito avere prodotto l’Olocausto. Il tedesco rimane colto, pignolo, qualche volta saccente. Ma è molto di più. Il male immenso e il senso di colpa l’hanno trasformat­o in un uomo – e in una donna – nuovo, qualche volta disorienta­to. Nelle settimane scorse, in Germania si è riaperta una discussion­e che non si chiuderà mai. Sulla

Leitkultur, la cultura guida del Paese. Cosa rende tedesco un tedesco, ha chiesto il ministro dell’Interno Thomas de Maizière di fronte al gran numero di immigrati arrivati negli ultimi due anni, da integrare. Ha risposto: la libertà, la democrazia, non nascondere il volto con il burka. E ha introdotto criteri come la meritocraz­ia e il fare funzionare le cose. Ma è stato criticato da quella Germania per la quale non esiste una cultura leader. Dibattito e un certo disorienta­mento. Tutto questo, però, ancora non basta, per capire. Perché, ad esempio, Donald Trump ha un certo disagio verso la Germania, forse un’irritazion­e, nonostante suo nonno fosse tedesco (Drumpf è il nome d’origine)? Probabilme­nte perché il Paese è aperto: solo il 13% pensa che per essere tedeschi occorra essere nati in

Germania. Probabilme­nte perché è pacifista: è la Nazione europea meno pronta (solo il 40%) ad andare in guerra per difendere un alleato Nato. Probabilme­nte perché è verde, mette ecologia e clima davanti a tutto (auto escluse). Probabilme­nte perché è ossessiona­to dalle regole. Pochi giorni fa, nella primavera tarda di Berlino, mi è capitato di vedere non per la prima volta un

gruppo di famiglie di immigrati turchi attorno a un barbecue nell’ombra del Tiergarten, il grande parco: le donne coperte e il foulard sui capelli. A duecento metri, nel sole, un gruppo di giovani tedeschi si abbronzava nudo sul prato in omaggio alla Freikörper­kultur. Tutto, a poca distanza dal palazzo Bellevue, dove sta il presidente federale Frank-Walter Steinmeier che avrà apprezza- to l’afrore delle costolette e delle creme solari. È che i tedeschi, soprattutt­o se giovani, non sono più quelli di una volta, sono aperti, tolleranti. Ma, come quelli di una volta, hanno riferiment­i forti: i sandali resistono, e anche Bach. Complicati.

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Un uomo indossa il cappello con la piuma a Monaco di Baviera
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