Corriere della Sera - Sette

VAN GOGH - AUTORITRAT­TO DI UN LETTORE INSOLITO

ERNESTO SCURA, classe 1933. Vivo a Corigliano Calabro (Cosenza) con mia moglie Nagy, classe 1960, e i nostri figli Ferenc (29 anni) e Cordelia (32). Ho due nipotini.

- confession­i educatamen­te estorte da Irene Soave

Ho scritto “Guerra e pace”, che ne pensate?

ANAGRAFE Nato a Corigliano Calabro, 83 anni, etnia arbëreshë.

ARBËR-CHE? Albanese. La “ë” è muta. Sono un discendent­e degli “stradioti”, soldati di ventura fuggiti dai turchi tra il Quattrocen­to e il Settecento. Siamo 100mila in Italia. LINGUE STRANIERE. « Mirëdita, sì rri? ». Vale «buongiorno, come sta?», in arbëreshë. PROFESSION­E Ingegnere dal 1965. Quando i calcoli si facevano a mente, mica col computer. PRIMO PROGETTO Un cimitero in pendenza. STATO CIVILE Coniugato tardi: a 51 anni.

PERCHÉ SPOSARSI TARDI Mia moglie Nagy è rumena di Oradea, nei Carpazi. Il Consiglio di Stato di Ceausescu ci fece sospirare il permesso.

ETÀ PERCEPITA Vent’anni. Domenica ero a un raduno di ingegneri miei coetanei: un pianto! Mosci, coi bastoni, i cateteri... Almeno io li ho ravvivati un po’. ETÀ D’ORO All’università, a Trieste. La mia città del cuore. IL BELLO DI VIVERE A TRIESTE Oggi non saprei. Ma all’epoca, nella stessa sede, c’erano Ingegneria, dove studiavo io, e Lettere, dove erano tutte donne e giusto un paio di preti. Che paradiso! RELIGIONE Cristiana di rito greco. Abbiamo lo stesso Papa. Ma io detesto i gesuiti e i pacifisti. GUERRA E PACE È il titolo di un mio pamphlet di portata rivoluzion­aria che ho spedito a diversi giornali (fra cui, mesi fa, “Sette”!). Io tifo guerra. IL BELLO DELLA GUERRA/1 Il progresso che porta. Prima di Napoleone, che inventò gli ospedali da campo, c’erano solo lazzaretti.

IL BELLO DELLA GUERRA/2 Era il 1944. In Calabria c’era la malaria. Mi curò il chinino portato dagli Alleati, unico rimedio funzionant­e.

IL BRUTTO DELLA GUERRA Il cibo: la pasta autarchica “Vincere”, fatta solo di crusca. I formaggini “Roma”. E le mie scarpe, risuolate con pezzi di pneumatico, indossate per tutto il 1943.

IL BELLO DELLA CALABRIA Il profumo degli agrumeti. E il cibo arbëreshë, come la riganella, girella turca piena di noci e uva passa (e origano: di qui il nome). IL BRUTTO DELLA CALABRIA Le donne. Di bionde e alte ce n’è poche. Non insorgete: i gusti sono gusti!

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