IMMIGRAZIONE (SECONDA PUNTATA)
Backstage di una copertina
Due McKinsey, un paio di pranzi e almeno quattro redattori. Come una ricerca di due affermati consulenti è diventata un dialogo giornalisticoteatrale sull’immigrazione
PRIMO TESTA, NELLA PANCIA. VE LI RICORDATE? Sono i protagonisti del Dialogo sull’immigrazione – storia di copertina di della settimana scorsa. La firma era un po’ strana: D.A.P.A, diversi autori provvisoriamente anonimi. Perché a quel testo, in effetti, hanno lavorato parecchie persone. Cominciamo dai primi: dietro ai due passeggeri che su un treno di pendolari discutono di stranieri, lavoro e integrazione si nascondono due seriosissimi ricercatori, Stefano Proverbio e Roberto Lancellotti. Per anni hanno lavorato nella società di consulenza McKinsey, ora sono in proprio. E in proprio hanno voluto occuparsi di immigrazione. Per dimostrare che serve, anzi, che non possiamo farne a meno. L’idea del dialogo era già loro, perché come un dialogo lo studio è nato» racconta Proverbio: Con Rolando Polli, padre di McKinsey Italia, con cui abbiamo chiacchierato a lungo su questi temi». I personaggi nel testo originale però erano tre: Simplicio, Sagredo e Salviati, come nel Dialogo sui massimi sistemi del
mondo di Galileo Galilei. Un filo troppo per noi. Dati gli spazi del giornale (più ridotti, ovviamente: lo studio è lungo un centinaio di pagine) in redazione i personaggi sono diventati due; abbiamo stilato liste di coppie possibili (da Tom e Jerry a Tizio e Caio, a Bubba e Forrest Gump), e infine, tra un bicchiere di vino e un sorbetto, abbiamo deciso per Testa e Pancia. Immaginandoli su un treno, raccontando il loro viaggio come fosse uno spettacolo teatrale. Gli autori hanno approvato: in fondo anche nel loro dialogo Salviati era la testa e Simplicio la pancia. E loro come si sentono? Testa o pancia? Testa al 100 per cento» risponde Proverbio. Alla fine mi sono “testizzato”» dice Lancellotti. Ma nelle obiezioni di tutte le pance c’è del vero: l’integrazione non è una passeggiata. La solidarietà del cuore, purtroppo, non basta».