Il trumpismo pre-Trump
«Bambino», «ignorante», « buffone » : la tentazione è quella di liquidare in questi termini il nuovo presidente Usa. Ma il tycoon ha saputo raccogliere uno stato d’animo latente nell’America profonda, quella che lo ha eletto
QUALCHE GIORNO FA UN AVVOCATO DI MONACO, che da vent’anni fa il lobbista a Washington, mi raccontava questa storiella: « Nel 2005 ebbi come cliente Donald Trump. Stava concludendo un affare nel sud della Spagna, a Marbella, per la precisione. I gestori di un grande albergo volevano utilizzare il suo marchio per rilanciare gli affari. Trump chiuse rapidamente la trattativa, guadagnando un bel po’ di soldi e facendo una sola domanda: ma dov’è Marbella? » . La conclusione del lobbista tedesco è semplice: il presidente degli Stati Uniti non conosce neanche la geografia dell’Europa, che cosa ci possiamo aspettare? La tentazione di liquidare in questo modo la stagione di Trump è largamente diffusa, anche tra i commentatori più sofisticati. David Brooks ha scritto sul New York Times che « il mondo è nelle mani di un bambino » ; l’economista Premio Nobel Paul Krugman ha aggiunto, sullo stesso giornale:
« Siamo governati da un gruppo di ignoranti » . Se le cose stanno in questo modo, possiamo solo farci il segno della croce e sperare che la quota dei disastri che toccherà all’Europa non sia irreparabile. Nel frattempo, però, possiamo tentare un altro approccio, magari a mente sgombra. Donald Trump ha conquistato i voti della parte meno visibile, ma più avvelenata del Paese. Una
minoranza, certo, ma sappiamo che negli Stati Uniti può essere sufficiente per arrivare alla Casa Bianca. L’outsider ha saputo cristallizzare uno stato d’animo latente con lo slogan « America First » : torniamo a riprenderci le ricchezze, il lavoro, tutto ciò che ci spetta per diritto naturale. Il verbo « ri-prendere » implica che qualcuno, negli anni, abbia sottratto, rubato o scippato qualcosa agli americani. Trump ha messo abilmente in ordine un inventario “di profittatori e di usurpatori” che era già diffuso nelle profondità del Paese, tra le diverse fasce sociali. L’8 luglio del 2015 il Pew Research Center, il più autorevole istituto di ricerca sociologica, presentò un sondaggio realizzato nei mesi precedenti. Per il 62% degli elettori repubblicani e per il 32% dei democratici i migranti erano considerati « predatori di lavoro, di assistenza sanitaria, di case » . Questo solo per dire che negli Stati Uniti il trumpismo è nato prima di Trump. Poi, certo, lui ci mette del suo, con dosi sempre abbondanti. In Vaticano, il 24 maggio scorso, è
stato capace di assicurare a Papa Francesco che « sicuramente avrebbe letto » l’enciclica sull’ambiente Laudato si’. Il miglior momento di comicità nel viaggio in Italia. Il giorno dopo, a Bruxelles, Trump ha mortificato gli altri 27 partner della Nato, schierati nel piazzale del nuovo quartier generale, come un sadico controllore che sorprende i viaggiatori senza biglietto. È VERO, TRUMP NON SA QUASI NULLA DELLA STORIA, della cultura dell’Europa. Uno dei suoi amici dice che dell’Italia conosce solo i grandi marchi della moda: la passione di Ivanka e di Melania, per altro. Ma il punto è che nella lista nera, quella degli “scrocconi”, ci siamo anche noi europei, anche noi italiani. In realtà ci siamo sempre stati. Barack Obama lo ha raccontato in un’intervista alla rivista The Atlantic, nell’aprile del 2016. Anche lui parlò della Nato. Gli europei? « Sono dei free-riders » , viaggiano a sbafo, senza versare i contributi dovuti all’Alleanza. Lo disse con frustrazione, come se fosse un fatto ineluttabile. Ma a molti americani tutto ciò fa rabbia. C’è una tabella dell’Us Census, l’ufficio statistico federale, che ho incorniciato (ognuno ha le sue perversioni). Nel 2015 dieci Stati degli Usa non avevano ancora recuperato il livello del reddito pro capite del 2008, l’anno della grande crisi. Bello leggere ora l’elenco. Ci sono i territori che hanno determinato la vittoria di Trump: Pennsylvania, Wisconsin, Ohio, Michigan, Florida e altri. Questi americani, a torto o a ragione, si sentono depredati dal grande mondo. Ecco le legioni del presidente « ignorante »«, buzzurro »«, maleducato » . Obama, lo dicono le cifre, non è riuscito a distribuire in modo adeguato i dividendi di una crescita costante, che si sono addensati sulle due coste, la California della Silicon Valley e New York. Certo, non è per niente chiaro come Trump possa riuscire laddove il suo predecessore ha lasciato le cose a metà. Per il momento il consigliere più estremista, Steve Bannon, lo spinge a strattonare non solo la Cina, ma anche i vecchi alleati europei. In particolare la Germania di Angela Merkel, vissuta come il gatto che più si ingrassa alle spalle dell’America. E l’ex bullo del Queens si trova perfettamente a suo agio nella parte.