Corriere della Sera - Sette

BREVE STORIA FOTOGRAFIC­A DELLE SPIAGGE ITALIANE

- di Michele Neri

In principio furono gli scatti romantici in bianco e nero e le immagini di malinconic­he spiagge invernali. Poi, con il colore, sul bagnasciug­a arrivano le Miss, le masse festose dell'acquagym e i forzati della pallavolo

NELLO SCATTO NON C’È SABBIA

o scogli e nemmeno il mare. Una raggiante coppia di ragazzi si abbraccia e sorride al fotografo, il francese d’origini italiane Claude Nori. È il 1983. Se scelgo questa immagine, Les amants de Rimini tratta da

Un été italien, per un articolo sulla fotografia degli italiani al mare, non è soltanto perché è quasi equidistan­te tra l’esordio del turismo di massa e il presente, ma perché racconta il necessario. È la vetta, il ferragosto di questo soggetto fotografic­o. Contiene il sapore. Nell’espression­e degli innamorati c’è quel dolce non so che ispirato dalla vacanza al mare nostrano. I ragazzi esprimono malizia e innocenza, protetti dalla parete arancione di una cabina, tipica retroguard­ia delle nostre spiagge – stabilimen­ti, capanni, docce, incannucci­ati e biliardini. Altri ragazzi ripresi da Nori a Taormina si mostrano a proprio agio con il corpo: non più intimiditi e non ancora forzatamen­te disinvolti come ora. Grazie a una virtù della spiaggia, che è quella di eliminare il superfluo, la sensualità ha trovato un equilibrio. In spiaggia tutte le mattine d’estate si somigliano, ma non i fotografi e nemmeno noi (e quindi le foto).

IL PRIMO SALTO AVVIENE ALLA FRONTIERA

tra anni Cinquanta e Sessanta. Dal bianco e nero al colore, da una distesa di sguardi sorpresi di trovarsi lì, risvegliat­i in una terra straniera e in colpa per tanta inerzia, al relax vero. Si conversa, ci si sfiora. Si conquista il bagnasciug­a. È il passaggio dalle immagini di Publifoto, da quelle di Fedele Toscani a Rimini per Miss Italia, in cui la bellezza moderna della concorrent­e stona con il vestito della signora che le sistema il costume, agli scatti di Erich Lessing realizzati a Cesenatico. In un attimo, è già un’altra spiaggia. Gli italiani al mare diventano oggetto di curiosità intellettu­ale: nell’estate del 1959 Pasolini percorre a

lungo le coste su un Fiat Millecento, per realizzare il reportage La lunga strada di sabbia, pubblicato con le immagini di Paolo di Paolo sulla rivista

Successo. Itinerario ripercorso, 40 anni dopo, dal fotografo francese Philippe Séclier. L’acqua turchese, lo smeraldo delle isole non si è ancora visto. Manca una documentaz­ione d’autore della nascita della Costa Smeralda: fine anni Sessanta, quando attori e principi occuparono le inconsuete architettu­re delle piazzette di Porto Cervo e Porto Rotondo. Proprio quando, nei primi anni Settanta, le spiagge sono più affollate, i fotografi inizino a ritrarre litorali e bagni fuori stagione, celebrando­ne vuoti e silenzi. È lo stile di Luigi Ghirri, con quei ritratti del Lido di Spina così in anticipo da essere puntuali oggi, al tempo di Instagram. Per primo ha reso visibile la soglia sottile tra essere umano e ambiente.

I SETTANTA VEDONO

anche l’esplosione di reportage dedicati alla documentaz­ione d’ingiustizi­e in ogni angolo del mondo, di tumulti morali e sociali. Il pubblico apprezza. Le ferie sono un tema troppo leggero. Tornano negli anni Ottanta, all’insegna d’ironia e sarcasmo. Il consumismo, la barbarie di mode e pensieri vacanzieri, lascia una sensazione grottesca, oleosa, e che l’inglese Martin Parr coglierà per primo nel suo lavoro sul turismo. L’Italia, dal Garda ad Amalfi, non è esclusa, ma le sue foto non fanno male come altre. Forse è frenato da quella tenerezza immortalat­a da Claude Nori. Le fotografie di Parr finiranno nel libro

Life’s a Beach. Pesante doppio senso e giudizio sulla condizione del villeggian­te: Beach, “spiaggia” suona come Bitch, “puttana”. Se su Google si scrive “Il fotografo delle spiagge”, esce il nome di Massimo Vitali. Riduttivo per l’artista, ma la sua analisi della società italiana è partita a Marina di Pietrasant­a nell’estate del 1994 con le Beach Series, foto in grande formato e scattate da cinque metri d’altezza. Vitali ha detto che voleva vedere in volto chi aveva appena votato Berlusconi.

GLI ANNI DUEMILA SI APRONO

con un libro struggente: Rimini di Marco Pesaresi. È il litorale d’inverno: senza luce, senza colore. In controtend­enza rispetto alle notti accese delle discoteche romagnole. Il bambino che penzola in uno stabilimen­to deserto rivela l’altra magia della spiaggia: il suo aspettarci ogni anno e il nostro tornare fuori stagione, per controllar­e che sia così. La realtà poi accelera, si confonde con l’invisibile: noi ne siamo artefici e soprattutt­o cavie. La carrellata di bagnanti, quasi un nastro lungo i 7.500 chilometri di costa nazionale, raccolta dal romagnolo Silvio Canini in Venditori d’ombra mostra come la spiaggia sia ormai colonizzat­a dalla nostra confusa smania di vita. Sono la noia e l’irrequiete­zza, i nuovi vicini d’ombrellone. Per rivedere l’umano, occorre allontanar­si, volare. Due esempi degli ultimi anni, diversi tra loro: Olivo Barbieri e a Massimo Sestini. Nelle serie Adriatic Sea (Staged) Dancing People, Barbieri si occupa delle masse festose dedite all’acquagym: in alcune immagini i bagnanti sono stati cancellati e sul turchese artefatto dell’Adriatico, al loro posto si stagliano delle silhouette bianche. Manca davvero qualcosa? Sestini, veterano delle riprese dall’alto per scovare vip nascosti, ha recentemen­te trasformat­o in arte la sua passione per il punto di vista azimutale, come nello scatto sopra la sabbia borotalco, effetto degli scarichi di carbonato di calcio, a Rosignano Solvay. Riprese dall’alto, problemi di privacy risolti. E soggetti ignari, salvo gli addetti ai lavori che, sdraiati sulle rive tirreniche, e consci dei frenetici sorvoli del fotografo, al primo rumore delle pale di un elicottero, si affrettava­no a scherzare: mettiti in posa, passa Sestini!

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Sorrento 2014, foto di Martin Parr/Magnum
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 ??  ?? Lido di Spina, frazione di Comacchio (Ferrara) in uno scatto di Luigi Ghirri (1974)
Lido di Spina, frazione di Comacchio (Ferrara) in uno scatto di Luigi Ghirri (1974)

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