I negazionisti sul clima? Un tempo anche le sigarette facevano bene!
Mi riferisco alla trasmissione Otto e
mezzo dedicata all’ambiente, ospite Federico Rampini. Sul tema si potevano dire molte cose, ma non che il 99% degli scienziati pensa che il clima della Terra cambia per motivi antropici e neppure che chi sostiene il contrario è un cialtrone. L’odio per Trump ha sacrificato l’analisi di un problema che viene spesso trattato semplicisticamente. Il clima è cambiato anche quando gli uomini non c’erano; estrapolare per centinaia di anni dati rilevati in tempi ridotti e non verificati ci riporta all’ipse
dixit pregalileiano o, se vogliamo, prenewtoniano che per Rampini, di cultura anglosassone, vale di più. Gabriele Camomilla terotecnologo@yahoo.it
CARO GABRIELE, ricordo che ci furono tempi in cui le sigarette facevano bene alla salute, bere il vino tutti i giorni era considerato un toccasana e lo zucchero era così dolce da non far male. I negazionisti ci sono sempre stati. Perché non prova a prendere una boccata d’aria fre- sca a Pechino, Karachi o Nuova Delhi? O non si fa un bagno nella chiazza di rifiuti dell’Atlantico del Nord, una delle più grandi discariche galleggianti della Terra? Per la verità per quella trasmissione volevo invitare un altro ospite, che più volte ha detto: «Mai abbiamo bistrattato e offeso la nostra casa comune come in questi ultimi 200 anni». Peccato non sia potuto venire, aveva troppo da fare. Il suo nome? Francesco, sì Francesco il Papa.
Sui migranti lei dice che non stiamo subendo un’invasione e cita percentuali dell’attuale composizione demografica che non desterebbero preoccupazioni. Ma le statistiche che riporta includono solo i residenti ufficiali. I clandestini sono fuori dal conto. Il fenomeno, più che in termini di religione e di razza, andrebbe valutato per le quantità, attuali e, soprattutto, per quelle in prospettiva. Con la politica dei salvataggi stiamo invitando in Italia l’intera Africa! I nuovi arrivati sono già nostri nemici perché frustrati e delusi per il loro nuovo sta- tus. Stiamo creando le premesse per terrorismo e guerriglia urbana. Tommaso Procopio Tom.@iol.it
CARO TOMMASO, chi ha mai detto che un’immigrazione incontrollata non è un problema? Nessuno. Le suggerirei di non usare parole il cui significato sembra sfuggirle. Ha mai visto «un’invasione»? Sa cosa vuol dire una «guerra»? Le iperboli servono per le chiacchiere da bar. Perché non prova a pensare a cosa potrebbe fare lei per affrontare una realtà con la quale dovremo convivere per almeno altre tre generazioni? Proprio come i nostri nonni che in Europa dovettero affrontare la più grande catastrofe mai prodotta dagli esseri umani. E che furono capaci di sopravvivere. Erano tempi di vere invasioni, guerre, guerriglia urbana e anche delle più grandi migrazioni che la Storia abbia conosciuto. In tutto il Vecchio Continente i popoli trovarono la forza di rialzarsi e andare avanti. Noi siamo meno coraggiosi? O il punto è che facciamo tante chiacchiere e pochi fatti?