Corriere della Sera - Sette

È giusto dare i compiti delle vacanze?

Le responsabi­li del canale“Scuola” del Corriere si confrontan­o. Tesi: «I compiti servono, 13 settimane di ozio sarebbero troppe. Ma i ragazzi devono scegliersi da soli i libri da leggere». Antitesi: «I compiti sono noiosi e i professori spesso non li corr

- di Orsola Riva e Gianna Fregonara

FARLI O NON FARLI,

i compiti delle vacanze? Farli. Per due buone ragioni. Primo: perché 13 settimane di “ozio e negozi” (tante sono in Italia: gli inglesi ne fanno meno della metà) sono davvero troppe per sigillare i rubinetti. Al ritorno, rischiano di essere arrugginit­i. Certo, l’armamentar­io classico dei libri delle vacanze andrebbe ripensato. Che senso ha far fare dei compiti-fotocopia delle cose fatte in classe? Chi è già bravo, non ne ha bisogno. Gli altri rischiano solo di confermare il proprio senso di inadeguate­zza. E anche sui libri da leggere, andrebbe lasciata la possibilit­à di scegliere. Di iniziarne uno e mollarlo là se non piace per prenderne un altro, altrimenti rischiamo di fare odiare la lettura. Ma insomma: se ve li hanno dati, i compiti vanno fatti e basta. E siamo al secondo punto. Solo in casi estremi, come sotto le peggiori dittature, ci si può e ci si deve ribellare, ma allora non li deve fare proprio nessuno. Che lezione può mai ricevere un ragazzo dal babbo che tutti gli anni a settembre lo rimanda a scuola senza aver fatto i compiti – sì, è successo anche questo – pretendend­o per di più di avergli insegnato a vivere? In Francia i dévoirs sono banditi sì, ma in nome dell’égalité. Mica si può fare una Brexit per tutto!

Orsola Riva, milanese classe 1969, due figli e Gianna Fregonara, di Novara, nata nel 1967, tre figli. Si occupano di scuola per il Corriere

A CHE COSA SERVONO

i compiti delle vacanze? A riempire quel vuoto di tre mesi che sono le interminab­ili vacanze estive facendo sentire il peso dei libri e della scuola anche nelle giornate di mare; a placare l’ansia dei genitori quando salutano gli insegnanti ai primi di giugno; a mettere ansia ai medesimi genitori a fine agosto. Ai ragazzi non servono quasi a nulla. E poi: i compiti delle vacanze sono spesso noiosi e i professori per lo più non li correggono al rientro in classe. I dati dei confronti internazio­nali dicono che fare un po’ di compiti può servire ma che non è risolutivo: in Italia se ne fanno tantissimi ma i risultati dei nostri quindicenn­i non sono brillanti.

Ci vuole altro. I professori si lamentano che dopo tre mesi di inattività gli studenti hanno dimenticat­o tutto quello che si è fatto a scuola: non sarà che se l’erano soltanto studiato male? E poi per riprendere il filo basterebbe usare i primi giorni di scuola – una settimana, due? – per fare un bel ripasso veloce invece di dover perdere tempo aspettando le assegnazio­ni dei supplenti, l’organizzaz­ione dell’orario e l’arrivo dei libri di testo. Per l’estate sono meglio lo svago e la leggerezza, certo quella di Paul Valéry e di Italo Calvino: siate leggeri come un uccello che vola, non come la piuma che cade.

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