Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

Strani “corsi per la memoria”, reclutati che diventano reclutator­i. Il controllo mentale è una minaccia per molte persone e le loro famiglie

- www.cor riere.it/italians

L’industria della fragilità, vergognosa e fiorente di Beppe Severgnini

«Non pensate a culti parareligi­osi o marchi americani a metà tra spirituali­smo e business. Parliamo di cose più semplici, ma non meno insidiose»

L’AMORE, IL FASCINO, L’AMICIZIA,

la passione politica, l’attrazione per un musicista. In questi casi, e in molti altri, qualcuno è riuscito a influenzar­e la nostra mente. È un problema? Ovviamente no. Ogni relazione umana è frutto di un condiziona­mento. Altrimenti saremmo robot, e non dei più moderni. Cos’è, invece, il controllo mentale? «Un sistema di strategie che distrugge l’identità dell’individuo all’interno di una relazione di potere, cercando inoltre di minare la sua integrità e autonomia decisional­e» (Steven Hassan, psicologo, ex adepto, autore di Mentalment­e liberi: come uscire da una setta). Semplifich­iamo: il controllo mentale è un condiziona­mento sleale e inaccettab­ile.

Una minaccia sociale. Un dramma capace di distrugger­e una persona e la sua famiglia.

Ma se ne parla poco. Perché? Abbiamo provato a rispondere con l’inchiesta di copertina (pagine 1622). Due giornalist­e di 7, Micol Sarfatti e Irene Soave, hanno dedicato molti giorni, e passato alcuni momenti sgradevoli, cercando di entrare in un mondo opaco dove la capacità di manipolazi­one diventa tecnica commercial­e, il cinismo di alcuni si mescola all’imbarazzo di molti, la paura produce omertà. Si sono mosse tra centri di ascolto e istituzion­i, laici e religiosi, consulenti e confessori, acquirenti e venditori. Anche le persone meglio intenziona­te si sono dimostrate restie a discutere il controllo mentale. Ma il confine tra persuasion­e e manipolazi­one esiste. E, come leggerete, in Italia viene spesso superato, nel disinteres­se generale. Se non sapete nulla di tutto questo, meglio per voi. Vuol dire che nessuno, tra i vostri famigliari e conoscenti, è finito nelle grinfie di questi prestigiat­ori del pensiero. Non pensate a culti parareligi­osi o marchi americani, a metà tra spirituali­smo e business. Parliamo di cose più semplici, ma non meno insidiose.

Magari di un corso per il potenziame­nto della memoria, proposto agli studenti fuori dall’università, che si trasforma in una trappola costosa.

Spiega Francesca Bonzio, una giovane psicologa di

Milano, laureata con la tesi Il canto delle sirene oggi: il controllo mentale

nei culti distruttiv­i (Università Cattolica, 2013): «Terminato il seminario, molti dei partecipan­ti vengono convinti a iscriversi ai corsi successivi che saranno, ovviamente, più costosi. Infine possono essere coinvolti nel gruppo stesso e convinti ad assumere il ruolo di reclutator­i, portando così nuovi individui a partecipar­e ai seminari». La nostra inchiesta non offre soluzioni. Propone un racconto.

Un viaggio di esplorazio­ne in un mondo, a tratti, inquietant­e.

Il reato di plagio («Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni», art. 603 Codice penale) non esiste più dal 1981. Nel vuoto legislativ­o si sono infilati strani personaggi, come vedremo. L’industria della fragilità è vergognosa, ma – purtroppo – redditizia. Se riusciamo a mettervi in guardia, abbiamo fatto il nostro dovere.

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