SETTE E MEZZO
La solidarietà europea è un fallimento di Lilli Gruber
Cara Lilli, l’integrazione dei migranti, che continuano ad arrivare
a migliaia, è un argomento che pesa e peserà sempre di più sul futuro dell’Italia. Il governo ha trovato la soluzione di sparpagliarli in diversi comuni per evitare che un’eccessiva concentrazione nei centri di accoglienza crei delle reazioni violente. Le reazioni ci sono, ma da parte della popolazione. Non ho mai visto tanti giovani apparentemente in salute mendicare agli angoli delle strade. Quale sarà il loro futuro? Loro se lo domandano (e lo pretendono), e ce lo domandiamo anche noi. Integrazione significa un tetto e un lavoro, istruzione e welfare. Ha mai sentito un politico trattare questi argomenti? CARO ATTILIO, eccome se i politici parlano d’immigrazione, purtroppo spesso a sproposito. Dall’inizio dell’anno sono già oltre 85mila i migranti arrivati in Italia. Siamo in una morsa letale: le frontiere incontrollabili sono di fatto aperte lungo gli oltre 6mila km di coste, mentre i confini sorvegliabili, soprattutto con Francia e Austria, sono chiusi. Secondo le regole di Dublino i richiedenti asilo devono aspettare nel Paese di approdo – quindi da noi – la risposta, che impiega anche due anni ad arrivare. L’Europa ci richiama giustamente a una maggiore tempestività per velocizzare rimpatri (che con questi numeri e senza accordi con i Paesi di provenienza sono praticamente impossibili) e ricollocamenti (con l’opposizione di gran parte dell’Ue). Ma i nostri partner europei se ne infischiano e la solidarietà è un fallimento. Il ministro dell’Interno Minniti fa bene a minacciare la chiusura dei porti e a pretendere un codice di condotta più severo per le Ong. Deve essere però chiaro a tutti che senza un piano comune dell’Ue e senza aiuti allo sviluppo per l’Africa sempre più povera, violenta e alla deriva, affonderemo tutti.
Cara Lilli, ogni anno escono migliaia di libri e molti vanno al macero.
È ancora possibile riscoprire qualche autore del recente passato da rivalutare o si rischia che il “nuovo” sia una sorta di lava distruttrice?
CARO MARCO, non riusciamo a leggere gli autori del passato perché ci sono troppi libri nuovi? L’Associazione Italiana Editori conferma che il mercato del libro in Italia nel 2016 è cresciuto del 2,3 per cento con 66.505 titoli, ai quali vanno aggiunti gli audiolibri e gli e-book. Di contro, il rapporto Istat sulla lettura nel nostro Paese ci dice che ancora nel 2015 una famiglia su 10 non aveva nemmeno un libro in casa, che al Sud meno di una persona su tre ne aveva letto anche solo uno e che in ben 14 delle nostre 20 regioni più della metà della popolazione non leggeva affatto. Rispetto al 2010 sono ben 3 milioni in meno gli italiani che leggono: il problema non sono le novità editoriali ma il nostro rapporto da sempre travagliato con la lettura.