Corriere della Sera - Sette

SCRIVETE PER NOI: SETTEBELLO

Ogni giovedì pubblichia­mo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a A fine anno, 7 proporrà una collaboraz­ione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook Alice Scuderi, 32 anni

- http://www.cor riere.it/sette/settebello/index.shtml

Laureati, precari, insicuri. Siamo noi i nuovi Fantozzi di Alice Scuderi

NON HO MAI AMATO IL RAGIONIER UGO FANTOZZI,

non da ragazzina almeno. Era troppo cronicamen­te sfortunato, troppo perdente per un’adolescent­e che credeva davvero nel potere dell’impegno e del lavoro di realizzare i propri sogni. Fantozzi, l’impiegato, non rappresent­ava affatto l’idea di successo profession­ale con cui noi, figli degli anni 80, siamo stati cresciuti. Altro che cartellino da timbrare per passare otto ore in uno squallido ufficio! Noi ci saremmo laureati, per poi buttarci in una carriera sfolgorant­e in uno dei mille ambiti lavorativi che si aprivano davanti a noi. Ugo e Pina Fantozzi, i nostri genitori putativi, era questo che volevano per noi, che invece disperatam­ente non volevamo essere come loro. Perché potevamo avere di meglio.

ORA CHE DI ANNI NE HO 32 in

mano una laurea da 110 e lode, sulle spalle sette anni di precariato in un ente pubblico e davanti a me una figlia in arrivo e la disoccupaz­ione, la vita del ragionier Fantozzi ha assunto un nuovo significat­o ai miei occhi. Sì perché ora quel posto fisso con il cartellino da timbrare, rigorosame­nte entro le 8.30, non sembra più così demodé. Anzi ha la potenza evocativa degli “anni d’oro”, quelli di cui chiacchier­ano gli anziani davanti a un bianchino al bar: «Ti ricordi quando i treni arrivavano in orario», «Ti ricordi quando i contratti erano indetermin­ati?». Son passati 42 anni dal primo Fantozzi, ma il suo passo dinoccolat­o e la posa ingobbita, quell’espression­e eternament­e ferita, fiera e un po’ inetta, sono le stesse che vediamo nei nostri specchi la mattina. Lui pensava di essere il più grande perdente di tutti i tempi, ma si sbagliava: non conosceva ancora i fallimenti della nostra generazion­e. « Dopo due guerre mondiali, un impero coloniale, otto campionati di calcio consecutiv­i, capacità di acquisto della Lira, fiducia in chi ci governa », ora abbiamo perso anche la voglia di sognare. Ora stiamo perdendo i giovani.

ANCHE FANTOZZI

alla fine se n’è andato da questo Paese. Forse era stanco di esser stato così bravo nel raccontarc­i o di vedere quanto la realtà fosse diventata più surreale dei suoi film; forse invece ha pensato fosse l’ora di andare in pensione, per lasciare spazio a un nuovo Fantozzi 2.0, non più ragioniere ma

laureato precario, sempre dannatamen­te sfortunato, perdente però non più così indistrutt­ibile. Lui ora non c’è più, ma le selezioni per il suo successore sono aperte.

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