Corriere della Sera - Sette

Tutti devono i mparare a chiedere aiuto

( e ognuno ha diritto a un’ora al giorno da dedicare a sé...)

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Imperatric­e assoluta con poteri per realizzare sogni, ambizioni e desideri. Oggi tocca a Cristina Chiabotto, 30 anni, modella, showgirl e conduttric­e. Ha vinto il titolo di Miss Italia nel 2004. Su Radio 105 co-conduce il programma Take Away

SONO L’IMPERATRIC­E CRISTINA e il mio regno si chiama “Vita”. È una grande isola, un po’ mediterran­ea e un po’ caraibica, con musica diversa a seconda delle zone. Rock a nord, pop a sud, romantica a est, classica a ovest. Così ci si può spostare a seconda dell’umore del giorno. La natura è protagonis­ta assoluta, ci sono alberi e fiori in ogni dove. Qui è vietato lamentarsi, ma tutti devono chiedere aiuto. Al centro dell’isola c’è una grande bacheca in cui ognuno racconta in totale anonimato le sue paure. Poi ogni settimana c’è una riunione in cui ci si confronta. Anche io confido i miei timori e le mie insicurezz­e, perché siamo tutti sullo stesso piano. E tutti dobbiamo imparare a chiedere aiuto.

Non c’è problema che non si possa curare con la forza di volontà, ma l’importante è parlarne.

Non ho una reggia, mi piace spostarmi ogni giorno e dormire ogni notte da una famiglia diversa, perché voglio conoscere più persone possibili. Su “Vita” non ci sono automobili e ci si sposta solo volando. Ognuno ha diritto a un’ora al giorno tutta per sé, per stare in silenzio e ascoltare il proprio respiro. Sono bandite le persone maliziose, chi pratica l’abuso di potere e chi manca di umiltà.

Da quando sono imperatric­e ho smesso di lavorare nello spettacolo, mi dedico ai miei sudditi e ho deciso di imparare dei mestieri artigianal­i.

Pensiamo sempre di essere in grado di fare tutto, ma poi non sappiamo nemmeno usare le mani. I miei consiglier­i sono i miei familiari. Ogni giorno invito sull’isola persone interessan­ti che abbiano qualcosa da dire. Politici, artisti, sportivi, c’è spazio per tutti. E poi faccio tante feste. Perché divertirsi e sorridere è fondamenta­le. Sennò che “Vita” è.

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